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Primo maggio con il vescovo Pizziolo

    Primo maggio con il vescovo Pizziolo

    PRIMO MAGGIO IN RICORDO DELLE VITTIME SUL LAVORO
    Anche le Acli partecipano alla celebrazione del vescovo di Vittorio Veneto per ricordare i morti sul lavoro di quest’ultimo anno e per invocare la benedizione del Signore sull’impegno e sull’attività dell’uomo chiamato a collaborare all’opera della creazione.
    Appuntamento per la santa messa alle ore 19.00 nella chiesa parrocchiale di Francenigo.

    La preghiera sarà stimolata anche dalla recente Nota dei Vescovi del Triveneto sul mondo del lavoro, e dal prossimo Convegno di Brugnera
    sull’industria del mobile.

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    NON SIAMO TUTTI UGUALI

      NON SIAMO TUTTI UGUALI

      Campagna 5x1000 2015. Insieme alle Acli contro povertà e diseguaglianza.

      "Non siamo tutti uguali, come fai a non vederlo? Insieme alle Acli contro povertà e diseguaglianza". Questo il focus della campagna 5x1000 per l’anno 2015.

      La povertà e la disuguaglianza in Italia interessano, oltre alle fasce sociali deboli, anche una parte sempre crescente del mondo del lavoro, sia dipendente sia autonomo. Realtà un tempo ritenute al riparo dal rischio di disagio sociale, oggi ne sono colpite.

      Per far fronte a questa situazione le Acli propongono una piattaforma di proposte politiche ed una serie di attività concrete sul territorio nazionale e internazionale.
      Tra le proposte politiche più significative il Reddito di inclusione sociale (Reis) promosso assieme alla “Alleanza contro la povertà” e l’integrazione dei trattamenti pensionistici al minimo vitale promosso assieme alla Fap Acli.

      La condizione di povertà e diseguaglianza limita le opportunità e rende le persone “invisibili” Per questo l’invito è ad “aprire gli occhi”, riconoscere le situazioni nelle quali povertà e disuguaglianza si manifestano e a impegnarsi in un protagonismo attivo utilizzando tutte le opportunità di scelta. Compreso la scelta di impegnarsi e di scegliere a chi destinare il proprio 5xmille.

      Più di un centinaio i progetti territoriali realizzati ogni anno. Una piccola parte legata alle attività internazionali di volontariato e cooperazione e il resto diffuso sul territorio nazionale. Ne emerge una mappatura territoriale di criticità e nuove povertà ma anche di persone che hanno scelto di impegnarsi per contrastarle.

      #Sceglitu

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      Fonte: www.acli.it
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      JOBS ACT E RIFORMA DEL TERZO SETTORE

        JOBS ACT E RIFORMA DEL TERZO SETTORE

        BOBBA (PD) A TREVISO: IL JOBS ACT E’ UN TRAGUARDO RAGGIUNTO. E CON BUONE PROSPETTIVE
        CITRON (ACLI): NELLA RIFORMA DEL LAVORO INTENTI IMPORTANTI, LO SFORZO NON E’ VANO
        E #diamociunamano coinvolge attivamente le persone beneficiare di interventi di sostegno al reddito

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        Treviso, 20 aprile 2015.
        Il primo tagliando sulla Riforma del Mercato del Lavoro si potrà fare a giugno con le rilevazioni Istat degli occupati e disoccupati nel primo semestre 2015. Certo, per ora i segnali sembrano positivi: a livello nazionale le ore di cassa integrazione sono scese del 41,2% nel bimestre gennaio-febbraio di quest’anno rispetto al corrispondente periodo del 2014. Ed il lavoro stabile è in aumento in questi primi mesi del 2015.
        I dati veneti parlano di 35 mila assunzioni a tempo indeterminato, 10 mila in più rispetto allo stesso periodo del 2014. Anche le trasformazioni da contratti a tempo determinato o di apprendistato si attestano attorno ai 10 mila, di poco inferiori all’anno precedente.

        “Vogliamo che il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti diventi il modo normale di assumere e che questo costi strutturalmente meno degli altri. Penso che il Jobs Act rappresenti un importante traguardo – ribadisce l’on. Luigi Bobba, sottosegretario al Ministero del Lavoro, intervenendo oggi ad un incontro organizzato dalle Acli di Treviso sui temi del Jobs Act e della riforma del Terzo settore - così come i passi avanti fatti per gli ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria e ricollocazione dei disoccupati, le proroghe della cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale nei casi di cessazione di attività, le modalità di accesso alla pensione anticipata. Stiamo procedendo con i decreti attuativi per essere completamente operativi da giugno”.

        Mancano ancora all’appello, infatti, il riordino della cassa integrazione e delle politiche attive, con la nascita dell’agenzia nazionale per l’occupazione; l’agenzia unica sulle attività ispettive ed il decreto legislativo con la semplificazione degli adempimenti in materia di lavoro.
        “Il Jobs Act contiene alcuni intenti importanti - commenta Andrea Citron, presidente provinciale Acli – a partire dall’esigenza di fare chiarezza e di far uscire dalla straordinarietà e rendere stabili ed universali gli ammortizzatori, le tutele, le politiche attive del lavoro, l’individuazione di un salario minimo laddove non ci sono le coperture contrattuali, la conciliazione, la semplificazione delle norme e la riduzione di troppi contratti flessibili. È una riapertura delle misure che consentano di ridistribuire il lavoro che c’è”.

        Flessibilità, quindi, ma anche opportunità nuove ed il superamento di forme contrattuali datate. “La Riforma del mercato del lavoro – aggiunge Andrea Luzi, presidente regionale Acli e responsabile delle Acli nazionali al welfare e reti di imprese – rappresenta un significativo superamento di forme contrattuali non più attuali e, soprattutto, un’opportunità per i giovani, che possono contare su occasioni professionali che prima li escludevano e su un percorso di inserimento al lavoro al passo con la società moderna e con le esigenze delle imprese. Naturalmente forme di incentivazione alle aziende sono fondamentali per rendere operativo il Jobs Act e ripristinare nel Paese un livello di occupazione che garantisca la dignità della persona”.

        Pure la Riforma del Terzo settore, approvata alla Camera ed ora in esame al Senato, su cui il sottosegretario Luigi Bobba si confronta oggi con gli stakeholder trevigiani, rappresenta un volano capace di offrire beni e servizi ed al tempo stesso creare occasioni di lavoro, anche in questo tempo di crisi, mentre il mondo del volontariato offre possibilità di tenuta alla rete sociale.

        “È per questo che ci pare importante intervenire per appoggiare il loro operato, per l’importanza strategica ed il radicamento sul territorio”.
        In questa prospettiva si inserisce la nuova azione del Ministero: #diamociunamano, che prevede la realizzazione di progetti di utilità sociale promossi da Comuni ed associazioni del Terzo settore con il coinvolgimento in attività di volontariato di persone beneficiarie di un sostegno al reddito. Un modo concreto per dare risposte ai bisogni del territorio. Al fondo sono stati assegnati 4 milioni 900 mila euro per ciascuno dei due anni. Si stima di poter assicurare annualmente altrettante giornate di volontariato coinvolgendo circa 19 mila persone per un intero anno.

        “Le Acli sono state molto impegnate in quest’ultimo anno nella promozione di progetti di formazione ed inserimento lavorativo di persone considerare “deboli” per il mercato del lavoro, realizzati anche grazie alla stretta collaborazione con la rete del volontariato. “Non di solo pane” – con target uomini e donne senza fissa dimora - e “Giovani donne” hanno coinvolto complessivamente una ventina di soggetti in percorsi di formazione e reinserimento socio-lavorativo. Non solo numeri, ma storie di persone che abbiamo accolto ed accompagnato”.

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        Prima il lavoro, di Andrea Citron

          Prima il lavoro, di Andrea Citron

          Apprezzo il documento dei nostri vescovi del Nord Est, per evidenti ragioni: il richiamo, mai scontato e sempre  motivo di impegno e responsabilità, al senso e al valore più alto del lavoro; l’invito a non vivere il cambiamento solo con paura ma piuttosto imparando a discernere e alimentando la speranza; l’attenzione sui giovani perché non siano vere vittime incolpevoli del futuro su cui ci incamminiamo; e la riflessione sul rapporto tra lavoro e denaro, indubbiamente la parte più stimolante della nota.

          Come Acli ribadiamo fin da subito la volontà di perseverare nell’impegno rilanciato al termine della nota alle associazioni laicali, per essere vicine ai lavoratori e capaci di interpretare ed accompagnare proprio i cambiamenti della società e del lavoro. In questi anni l’attività – anche in rete con altri soggetti – ci ha portato a conoscere, essere prossimi, orientare tante persone in situazioni di fatica per i tanti problemi collegati ad un lavoro sempre più precario, frammentato, per certi versi anche “incattivito”. Per questo sentiamo la pressante urgenza, di fronte a uomini e donne sempre più provati e in difficoltà, di ribadire che possiamo farcela, se sapremo abbattere le tante troppe iniquità, liberando il lavoro da una sorta di oppressione che lo ha ridotto a sola merce e fattore di immediata redditività. 

          Alla radice delle difficoltà italiane c’è la scelta di un intero sistema Paese, all’avvento del millennio, di rifugiarsi in più flessibilità per scommettere su costi più bassi: di fatto si è puntato a svalutare il lavoro laddove non si poteva più svalutare la moneta. Il problema non è stato solo l’assenza di una flexsecurity, cioè di necessarie politiche attive, ammortizzatori per tutti ecc… Rifugiarsi nella scorciatoia del lavoro precario, invece di puntare di più sull’innovazione, sull’integrazione tra aziende e  con lavoratori e istituzioni, sull’internazionalizzazione, ha portato tre esiti negativi.

          1. Il primo è una minore innovazione della nostra economia, con investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo lontanissimi dalle medie europee, e lavoro dequalificato.
          2. Il secondo riguarda le generazioni di trenta quarantenni che non hanno figli e non investono perché senza lavoro stabile, determinando  così un clima generale di paura e sfiducia.
          3. Per terzo, l’arretratezza del nostro settore dei servizi, che rappresenta la vera palla al piede della nostra economia: qui si è speculato molto sulla flessibilità, raccogliendo così minore qualità e competitività e dunque minore capacità di attrazione del sistema Italia.

          La crisi aggrava queste situazioni ma non può essere usata come un alibi. Le politiche del lavoro devono porsi, in tal senso, alcuni intenti importanti, cominciando dall’esigenza di fare chiarezza e di far uscire dalla straordinarietà e rendere stabili e universali gli ammortizzatori, le tutele, le politiche attive del lavoro, l’individuazione di un salario minimo laddove non ci sono le coperture contrattuali, la conciliazione, la semplificazione delle norme e la riduzione di troppi contratti flessibili; nonché una riapertura a misure che consentano di ridistribuire il lavoro che c’è, così come avviene in altri paese, soprattutto a favore dei giovani, per esempio con il part-time verso la pensione e il part-time di ingresso al lavoro e con la detassazione per l’assunzione dei giovani.

          In questa prospettiva va inserito anche l’incontro tra scuola e lavoro, per preparare realisticamente ed accompagnare le persone nella vita lavorativa, rivalutando sia il ruolo strategico della specializzazione che dei mestieri manuali. La formazione professionale è particolarmente attiva e significativa nel nostro territorio, non ultimo con la proposta di legge di iniziativa popolare, proprio per il suo ruolo fondamentale sul fronte del contrasto alla dispersione scolastica, nonché di "fucina" di competenze aggiornate e qualificate, così vitali per le nostre imprese.

          Adriano Olivetti, che vedeva nella qualità della vita del territorio e della condizione dei lavoratori, insieme, il fine e il presupposto della bellezza e della creatività dei suoi prodotti. E inventò il primo computer al mondo. Prima di morire prematuramente stava immaginando come dividere la proprietà dell’azienda in parti eguali tra famiglia, comunità, università e lavoratori. Abbiamo ancora da imparare, dal meglio della nostra Italia e dei suoi migliori rappresentanti.

          Andrea Citron
          Presidente provinciale Acli

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          Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

          Giorgio La Pira