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Passione e coraggio: le Acli e il futuro

    Passione e coraggio: le Acli e il futuro

    C’è stato chi si è emozionato, chi rasserenato, chi meravigliato, chi anche stancato e chi – la maggiori parte – è stato preso da un mix di tutto questo in diverse dosi e momenti. L’incontro con il Papa a Roma per le Acli di Treviso è stato senza dubbio una occasione unica di emozioni e pensieri. “Alcuni sono soddisfatti perché questa giornata mostra che le Acli ci sono – annota su facebook Paola Villa della presidenza nazionale -; altri sono preoccupati perché temono che per realizzare i mandati impegnativi ricevuti le Acli non siano abbastanza ma sperano che la molla del cambiamento sia scattata per una associazione più coerente e incisiva”.

    Insomma, dopo 70 anni cosa sono e soprattutto cosa saranno chiamate ad essere le Acli del futuro? “Questo incontro ci ha regalato nuova energia per ripartire nei circoli, a servizio del territorio e soprattutto di chi si trova sommerso da tante difficoltà con lo stile semplice e diretto di Papa Francesco, il pastore che porta con sé l’odore delle sue pecore – racconta Gianpiero De Bortoli, sintetizzando il pensiero delle Acli di Cornuda -. Quando è entrato in Sala Nervi, prima percorrendo il corridoio centrale e poi salendo sul palco, è stato visibile a tutti il suo stile povero e essenziale. Anche noi siamo arrivati all’udienza per cercare un incontro personale, non mediato dalla televisione, presi da un clima di spontanea gioia che si è espressa in applausi, silenzi, parole di ringraziamento al Signore per averci donato un Pastore che ci chiede di non lasciarlo solo e di stargli vicino con la preghiera”.

    “Delle parole del Papa mi hanno colpito la puntuale conoscenza della situazione generale che stiamo vivendo e la ferma volontà di ribadire il senso del lavoro come strumento per la dignità umana – dice Tiziano Mazzer, della presidenza provinciale -. Ci ha invitato a superare la cultura dello scarto, riferito in particolare ai giovani e agli anziani, e a realizzare un sogno che vola alto: le Acli, nate per la promozione umana e per il diritto al lavoro,devono ora essere in prima fila in una nuova alleanza contro la povertà. Mi è sembrato un discorso che rivisita e rilancia il nostro programma associativo”.

    “Mi hanno fortemente motivato le parole del Papa – racconta Franco Bernardi del Circolo Acli di Castelfranco -: noi siamo impegnati a promuovere una cultura del lavoro che garantisce futuro per la propria famiglia e i propri figli. Il Santo Padre ci ha davvero richiamato al coraggio e alla passione per scelte autentiche, personali ed associative, perché nessuno sia escluso da una vita dignitosa nella comunità in cui abita”. “Le bandiere e i fazzoletti con il logo delle Acli sventolavano davanti e dietro a noi – concludono dal Circolo di Carbonera –nella grande sala di fronte a Francesco, grati per la sua accoglienza e per le sue parole che riportano la freschezza e la bellezza del Vangelo, quanto mai necessarie per festeggiare i nostri settanta anni”. Alle porte della nostra associazione oggi bussano domande nuove, che chiedono nuove e qualificate risposte.

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    Servizio volontario europeo: un posto

      Servizio volontario europeo: un posto

      SERVIZIO EUROPEO  A BERAT, IPSIA RICERCA VOLONTARIO

      Sono aperte fino al 19 giugno le vacancies per il progetto di Servizio Volontario Europeo a Berat, in Albania.
      Sending&Coordinating Organization IPSIA, Hosting Organization Municipalità di Berat.
      Il volontario sarà in Servizio da Luglio 2015 a Maggio 2016. Il progetto è aperto a tutti i giovani cittadini europei dai 17 ai 30 anni.
      Ai volontari sono garantiti vitto e alloggio, la copertura dei costi di viaggio, l’assicurazione per il periodo di servizio, una formazione pre-partenza  e momenti di valutazione e monitoraggio, un pocket money individuale.

      Il progetto in Albania è realizzato in collaborazione con il Comune di Berat e l'assessorato al Turismo.
      Per candidarsi i progetti è necessario inviare il proprio CV insieme a una lettera motivazionale e all’Application form compilata a Silvia Maraone(Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) entro il 19 giugno 2015.

      Per info Silvia Maraone 02 7723227.

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      Daniele Marini parla di "metamorfosi" a Nord Est il 18 maggio a Vittorio

        Daniele Marini parla di "metamorfosi" a Nord Est il 18 maggio a Vittorio

        C’È UN NUOVO NORD EST DA RACCONTARE, DOVE È CAMBIATA LA VITA, LA SOCIETÀ, IL LAVORO.
        NE PARLIAMO CON DANIELE MARINI, SOCIOLOGO E DOCENTE UNIVERSITARIO DI PADOVA.

        GUARDA LE FOTO DELLA SERATA >>>

        PRESENTE IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE SUPERG ANTONIO PADOAN E LA START UP VINCITRICE DEL BANDO SUPERG 2015.

        MODERA GIORGIO PICCOLOTTO, PRESIDENTE DEL CIRCOLO ACLI DI VITTORIO VENETO

        L’evento è organizzato dal Circolo Acli di Vittorio Veneto con le Acli provinciali di Treviso ed è finanziato con risorse del 5X1000 dell’Irpef dell’anno 2012.

        Leggi l'ultimo intervento su questi temi alle Acli del Veneto

        IL NOSTRO TERRITORIO E’ UN LABORATORIO DA OSSERVARE CON NUOVI OCCHIALI
        METAMORFOSI A NORD EST

        (sintesi dell'intervento di Daniele Marini, testo non rivisto dall'autore)

        C’è un nuovo Nord Est da raccontare, dove è cambiata la vita, la società, il lavoro, l’economia del territorio. E, per comprenderlo, bisogna seguire l’indicazione di Enri De Luca che nel suo libro “E disse” scrive: “per guardare il domani non si deve osservare la foce del fiume, ma la sua sorgente”.

        “Le trasformazioni socio economiche di questi anni complicati richiedono di assumere una precisa consapevolezza sui mutamenti epocali, paradigmatici, che stiamo vivendo – ci racconta Daniele Marini, sociologo e docente universitario, a margine di un convegno organizzato dal Circolo Acli di Vittorio Veneto per presentare la sua ultima pubblicazione -. Essi non sono molto diversi da quanto avevano già sperimentato i nostri nonni nel passaggio da una società di tipo rurale ad una industriale: il cambiamento degli stili di vita ha riguardato il modo stesso di vivere e non solo alcune dinamiche sociali o economiche”.

        I NUOVI PARADIGMI

        “Per capire la situazione attuale ci servono alcune chiavi di lettura:innanzitutto l’introduzione delle nuove tecnologhe che ha cambiato le tradizionali dimensioni spazio temporali in cui quotidianamente siamo inseriti. Hanno modificato non solo i nostri stili di vita ma anche i modi con cui guardiamo la realtà, sono veloci nella loro diffusione, rapide nel cambiamento, pervasive”.

        Poi bisogna considerare il cambiamento degli assetti geoeconomici a livello mondiale, in primis l’allargamento dell’Unione europea e l’ingresso dei paesi Bric - Brasile, Russia, India, Cina - sui mercati, pur considerando di fatto un eufemismo definire la Cina un “paese” perché con 1 miliardo e 300 milioni di abitanti è piuttosto un “continente”. In questo contesto, la crescita economica si è spostata ad est e a sud del mondo, mentre cedono il passo i paesi del nord, ovvero quelli in cui sono nati i processi di industrializzazione, in altre parole il “vecchio sviluppo”

        “Il terzo elemento paradigmatico riguarda i nuovi assetti di tipo istituzionale. – prosegue Marini -. L’Europa eroga meno soldi agli stati mentre aumenta la sua richiesta di efficientamento, legata soprattutto ai processi di innovazione. In questo quadro si inserisce la ricollocazione dei centri in cui vengono assunte le più importanti strategie politiche, e nello specifico a Bruxelles piuttosto che a Roma”.

        L’ultimo paradigma concerne l’adozione di nuovi criteri per progettare il futuro con la consapevolezza che l’unica certezza che abbiamo è l’incertezza.

        COSA ACCADE A NORD EST?

        “La crisi ha generato un effetto di polarizzazione e selezione sul mercato; le imprese che sono riuscite ad intuire il cambio di marcia globale hanno investito e innovato. Chi non l’ha fatto è uscita dal mercato. In mezzo c’è sempre meno spazio per collocarsi”.

        In secondo luogo la nostra identità produttiva manifatturiera, calante numericamente e per impatto occupazionale, non si è smarrita con la crisi, anche se avrebbe bisogno di un terziario più capace di supportare i processi di trasformazione.

        “Dobbiamo anche considerare l’apertura ai mercati internazionali cioè la capacità delle imprese di stare nei mercati esteri. Un driver importante di sviluppo sono le medie imprese, che hanno fra i 50 e 250 dipendenti e che vantano senza dubbio le performance migliori. Se ne contano 4.000 in tutta Italia e 1.500 nel Nord Est. Hanno rapporti mediamente con 274 fornitori, sono di fatto “imprese a rete”. Se operano processi di innovazione, costringono le piccole realtà con cui collaborano ad innovare a loro volta per non perdere il rapporto di lavoro”.

        IMPRESE E COMUNITA’ “COMPLICI”

        “Da tutto ciò – spiega ancora Marini -, emerge chiaramente che tanto più un’impresa innova, tanto più si internazionalizza, e viceversa, creando benefici non solo per sé ma per il territorio”. Nei suoi assetti organizzativi l’azienda diventa flessibile, capace di uno veloce scambio di informazioni all’interno e nella filiera, attenta alla formazione del capitale umano. Dentro alla crisi, chi ha mantenuto le scelte di investimenti già avviati ha poi ottenuto performance migliori.

        “Credo sia fondamentale – ha concluso il sociologo - tornare a ripristinare una “complicità” fra imprese, società, territorio, istituzioni, per creare un ecosistema competitivo. L’impresa è un valore sociale condiviso, non possiamo dimenticarcene”.

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        Giovani donne, su cui scommettere!

          Giovani donne, su cui scommettere!

          NOVE RAGAZZE VIVACI, CREATIVE, MOTIVATE DIVENTANO LE MODERNE “MARYPOPPINS”

          Spesso le abbiamo viste, in gruppo, con le borse verde smeraldo del progetto chiacchierare allegramente dopo le lezioni, scambiarsi contatti e numeri di cellulare e darsi appuntamento alla macchinetta del caffè prima di entrare in aula.

          Sono state una piccola miniera di allegria, coraggio, determinazione, le nove ragazze che hanno partecipato al progetto “Giovani donne, giovani doti”, percorso di formazione e inserimento lavorativo targato Ipsia Treviso. Accompagnate dalla loro tutor Anna Simioni, con cui scambiamo due parole, hanno interpretato al meglio l’opportunità di mettersi in gioco.

          Chi sono queste “giovani donne”?
          Uno dei primi aspetti che ci è balzato agli occhi nei colloqui iniziali è stata la varietà dei profili che si sono candidati: ragazze diverse, alcune con un'età superiore ai 26 anni, con provenienze e livelli di istruzione molto vari. Il filo conduttore di questa varietà era l'esperienza pregressa e sempre informale come babysitter e la ricerca di un posto di lavoro. Ad una seconda analisi sono emersi però altri due elementi che valorizzano queste ragazze: la voglia di imparare, formarsi e ampliare le proprie conoscenze e il desiderio di mettersi in gioco cercando risposte alternative ed autoimprenditoriali di fronte ad un mondo del lavoro spesso immobile e chiuso.

          Il percorso d’aula è stato molto dinamico. Le ha messe “alla prova”?
          L'energia affiorata nei primi colloqui è stata al centro della formazione che ha visto le ragazze partecipi di 12 incontri sui temi dell'orientamento al mondo del lavoro e le questioni pedagogiche ed educative nella cura dell'infanzia. Partecipazione è stata una delle parole chiave: il corso si è sviluppato e ha preso forma nel continuo scambio fra formatori e ragazze, prediligendo un coinvolgimento attivo rispetto alle lezioni frontali. In questo modo la loro capacità di iniziativa, emersa dalla scelta di candidarsi al progetto, ha trovato un luogo dove essere coltivata, motivata e strutturata in un gruppo di pari con cui relazionarsi e confrontarsi.

          Non solo formazione. Questo progetto ha fatto nascere delle belle amicizie.
          Mantenere un numero ridotto di partecipanti si è dimostrata una scelta vincente perchè ha permesso ad ognuna di loro di interagire direttamente con i formatori, di prendere parte sempre in prima persona a tutte le attività proposte e infine la possibilità di conoscersi gradualmente e costruire un clima di amicizia con le compagne di corso.

          Dopo la fase in classe c’è stata quella operativa, i tirocini. Come è andata?
          Pensando al motto “l'unione fa la forza” abbiamo proposto a tre “giovani donne” per dar vita all’iniziativa “Baby Acli” (vedi articolo in pagina, ndr). Il tirocinio è diventato così per loro un piccolo esperimento di lavoro cooperativo, dove dividersi compiti e responsabilità, ma nel contempo conciliare i propri impegni come madri, studentesse e lavoratrici grazie al supporto reciproco. Altre due ragazze sono state inserite in un'esperienza di affiancamento alle educatrici di un nido di Treviso per tutto il mese di maggio, grazie al supporto del centro per l'impiego di Treviso.

          Scommetteresti su di loro e sul loro futuro?
          Senza alcun dubbio. In un clima contagioso di energia, allegria ed entusiasmo, le nostre giovani donne stanno davvero dimostrando la ricchezza delle loro doti!

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          Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

          Giorgio La Pira