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Il cuore non dimentica, spettacolo teatrale a Montebelluna

    Il cuore non dimentica, spettacolo teatrale a Montebelluna

    Il cuore non dimentica è un recital, con i testi di Marisa Basso e la regia di Fabrizio De Grandis, composto dall'alternanza tra brevi scene teatrali, letture di poesie e racconti, e brani musicali eseguiti dal vivo.

    Un viaggio dentro il mondo del morbo di Alzheimer, e più in generale dentro il mondo della demenza che ci accompagna in un percorso di scoperta e conoscenza degli uomini e delle donne che soffrono.

    Quando e dove

    L'appuntamento è il 14 dicembre 2018, alle ore 20.30 presso la Casa di riposo Umberto I, in via Ospedale 54 a Montebelluna.

    L'evento è promosso dall'associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X con la Filodrammatica Bepi Sarto, Fata Morgana Teatro, il circolo Acli di Montebelluna, la Fap Acli di Treviso e l'associazione RieseSpettacolo.

    Il recital

    Il cuore non dimentica si prefigge di essere un'occasione di crescita collettiva: i tempi che viviamo ci insegnano e ci confermano sul concetto che la non conoscenza dell'alterità porta a paura e ad erigere muri ideologici. Conoscere e comprendere la persona che soffre di demenza crediamo possa far migliorare la sua integrazione riducendo lo stigma che si porta appresso come eredità di scarsa/mancata conoscenza.

    Il cuore non dimentica nasce dagli scritti di Marisa Basso che della propria esperienza di figlia di una madre sofferente di morbo di Alzheimer ha voluto dare testimonianza scritta - con il risultato di trasmetterci una bella storia d'amore tra due persone, madre e figlia - per far sì che la propria esperienza possa essere di aiuto a comprendere ad amara chi è stato colpito da questa grave malattia.

    Il cuore non dimentica sintetizza nel suo titolo il messaggio che chi soffre di demenza perde la memoria, dimentica.... ma il suo cuore non dimentica e continua ad amare e soprattutto continua, ancora più di quello delle persone che di demenza non soffrono, ad aver bisogno di essere amato.

    Il cuore non dimentica è una testimonianza offerta a tutti i familiare delle persone colpite da demenza che con caparbietà hanno cercato e cercano, con il loro amore di tutti i giorni, di far proseguire la vita dei loro cari con un po' di gioia, un po' di serenità come meritano.

    Il cuore non dimentica è uno spaccato su una lezione di vita. L'incontro con la persona "Altra" è sempre una grande opportunità di crescita personale, perciò mai dovrebbe essere fonte di paura e di chiusura.

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    5 dicembre: San Nicolò arriva a Susegana

      5 dicembre: San Nicolò arriva a Susegana

      Tradizionale appuntamento in piazza per i bambini di Susegana che incontrano San Nicolò per la consegna dei doni e un momento di convivialità. 

      Il venerando Vescovo di Bari, con il suo calessino carico di regali, arriva in piazza Martiri a Susegana nella serata di mercoledì 5 dicembre per un momento magico di festa per l'infanzia.

      L'iniziativa è organizzata, come ogni anno dal 1979, dal Circolo Acli di Susegana con la parrocchia.

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      La montagna ferita dal maltempo: una lezione per tutti

        La montagna ferita dal maltempo: una lezione per tutti

        Venti che sfiorano i 200 chilometri all'ora. Fiumi in piena, frane e viabilità interrotta. Rete elettrica e idrica a singhiozzo. 400 persone evacuate dalle proprie case. Interi boschi e sentieri cancellati.

        A poco più di due settimane dal tornado di diluvio, detriti e fango che il 29 ottobre si è abbattuto sulla provincia di Belluno, le comunità montane fanno i conti dei danni (la Regione parla di almeno un miliardo di euro) e si attivano per ripristinare collegamenti e condutture. Per sgombrare i 50mila ettari di patrimonio boschivo abbattuto. Per ripulire e riparare le abitazioni. Prima che l'arrivo del freddo complichi tutto.

        Popolazione, amministrazioni pubbliche, Protezione civile si sono mossi in fretta. Ma è una “lezione” dura eppure fondamentale, quella che si deve cogliere da quest'ultima scia di devastazione.

        Una lezione che non riguarda solo la montagna: “Fare prevenzione significa curare tutto il territorio”, dice Giuseppe Casagrande, sindaco di Pieve di Cadore. “Anche quando succede qualcosa in pianura la causa va sempre ricercata a monte. Se non riusciamo a gettare le basi di un ponte di collaborazione, il maltempo, i drammi ambientali capiteranno ad anni alterni ora in montagna ora in pianura”.

        Prevenzione: una “lezione” ancora da imparare

        La previsione dell'elevato rischio e delle possibili criticità è stata individuata correttamente dai modelli meteorologici e dai centri funzionali decentrati della Protezione civile. Addirittura con diversi giorni di anticipo. I primi avvisi sono del 26 ottobre, scatta il monitoraggio, le Prefetture chiudono le scuole il 29 e 30 ottobre, si limitano gli spostamenti.

        Se questo denota una crescente e cosciente cultura del rischio – di fronte a un episodio definito comunque anomalo e incredibilmente distruttivo anche dagli esperti, – la prevenzione non si riduce ad un semplice mezzo emergenziale di auto-protezione.

        “È la lezione che arriva da questa batosta climatica e ambientale: prevenire vuol dire curare il paesaggio, i boschi, pulire i corsi d'acqua anche quelli più piccoli”, dice Giuseppe Casagrande, grande appassionato di montagna e innamorato delle Dolomiti, come si definisce.

        Nato a Farra di Soligo nel 1954, ex giornalista Rai e oggi primo cittadino di Pieve di Cadore, “Bepi” Casagrande ribadisce che “fare prevenzione significa di anno in anno mettere da parte delle risorse, anche piccole, ma far sì che siano investite nella gestione del territorio”. 

        La montagna non è un sistema isolato

        “In aggiunta a un clima che si sta tropicalizzando, non c'è più un controllo accurato di boschi e fiumi,” è la constatazione di Flavio Cadorin, presidente provinciale delle Acli di Belluno. “Cinquant'anni fa erano risorse vitali e tenuti bene, fino all'ultimo metro quadrato, oggi quasi nessuno fa più manutenzione seria: ho visto letti dei fiumi dove il centro dell'alveo è più alto degli argini”.

        “Se non c'è cura e attenzione, prima o dopo tutto quanto si ripropone”, concorda il sindaco Casagrande, “addirittura in modo accentuato e veicolato dal cambiamento climatico globale, che permette di calcolare quasi matematicamente le probabilità che si ripeta quanto accaduto a fine ottobre. E non deve preoccuparci solo come amministratori, ma come singoli cittadini, perché spesso il Comune da solo non ce la fa con le poche risorse a disposizione”.

        La montagna non può essere considerata un ecosistema isolato. “Sia un abitante di piazza San Marco o di piazza dei Signori, sia chi vive a Cortina o Pieve di Cadore, sono responsabili alla pari del nostro futuro,” spiega Casagrande.

        “Se anche la pianura non si fa carico responsabilmente delle sorti della montagna, i danni si ripercuotono poi a valle”. Lo sforzo deve essere comune, la montagna non va dimenticata: “Avendo pochi abitanti, non conta niente sul piano politico, che guarda ai numeri. Se non riusciamo a superare questa logica, non si arriverà mai a programmare una gestione degli eventi climatici e ambientali che ci coinvolgono. Tutti”.

        Volontari “senza divisa”

        La fase di emergenza si è conclusa. Ma resta critica la situazione nell'Alto Agordino, fino al confine con l'Alto Adige, nel Comelico e in Val Visdende. “Rocca Pietore è stata un po' il simbolo dei danni maggiori arrecati dalla combinazione di vento e acqua”, spiega Giuseppe Casagrande, “mentre nel Centro Cadore, si tratta soprattutto di e case scoperchiate, una quarantina solo a Pieve, frane e strade interrotte”.

        “Anche in questa occasione abbiamo avuto la possibilità di leggere una pagina fondamentale di generosità e disponibilità da parte di tutta la gente”, ci tiene a ringraziare Casagrande. “Ho visto volontari 'senza divisa' mobilitarsi come non mai”.

        Per esempio, racconta il sindaco, una sessantina di persone, nessuno appartenente ad associazioni, si sono mobilitate e hanno sgombrato gli 11 chilometri di strada che portano ai pascoli di Vedorcia, ostruita da crolli e alberi. “In un giorno. È stata una cosa meravigliosa: nessuno gliel'ha ordinato, nemmeno quella che chiamo 'vocazione associativa', che muove gli scout, la Protezione civile, gli Alpini o il Cai”.

        Se le maggiori criticità sono in via di risoluzione, “occorre ripulire i boschi, ma non basterà mezzo secolo per risanare una ferita come quella lasciata: gli alberi non crescono in 15 giorni”, conclude Flavio Cadorin. Per le frane si è intervenuti ormai dappertutto, “hanno compromesso la viabilità ma sono state prese di petto fin da subito”, spiega Casagrande.

        Ciò che preoccupa di più anche altri comuni è l'acquedotto. A Pieve la presa d'acqua si trova in quota e la strada di avvicinamento è impraticabile: “Ora è indispensabile ricostruire il tracciato e mettere in sicurezza l'acquedotto”, dice il sindaco, “l'alternativa è non avere acqua durante l'inverno”.

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        "La natura sa essere generosa con chi le vuole bene". Incontro con Maurizio Donadi

          "La natura sa essere generosa con chi le vuole bene". Incontro con Maurizio Donadi
           

          “Racconta di aver oltrepassato oltre 15 anni di studio quando si rese conto, durante un convegno, che in un centimetro quadrato di terrà c’è più vita che nella intera città di New York”. Maurizio Donadi, classe 1977, è produttore di vino con metodo biodinamico a San Polo di Piave, in provincia di Treviso. Alla continua ricerca di tecniche e lavorazioni naturali per creare benessere alla vigna, dimostra quotidianamente che "la Natura dispone di tutti gli ingredienti necessari, basta conoscerli e finalizzarli al bene".

          Giovedì 22 novembre alle ore 18.30 al Me.Me Food Lab (ex Plip) in via San Donà 195/b a Mestre, Maurizio Donadi presenta il suo libro Mai Domo, scritto insieme a Carlo Brusadin. Modera il giornalista del Gazzettino Davide Scalzotto. Seguirà degustazione gratuita guidata dei vini Cantina Belfi, accompagnata da cicchetti dell’Osteria Plip. 

          "Questo è il primo di tre appuntamenti che realizziamo in diversi luoghi della nostra regione per raccontare di giovani che hanno saputo scommettere sul futuro, crearsi un lavoro con spirito fortemente innovativo e, tutti, avendo cura dell’ambiente e del territorio pur con le loro specificiità", spiega Andrea Citron, presidente regionale Acli. "Casa Belfi, a San Polo di Piave, ci ha colpito perché Maurizio Donadi, dopo aver recuperato alcuni vigneti curandoli in modo esclusivamente biologico, si è posto l'intento di produrre vini sani, naturali ed espressivi”. 

          Al centro ci sono antichi valori come l'amore e il rispetto per la natura, per il territorio e per la tradizione, filo conduttore della produzione aziendale, biologica e naturale, senza compromessi né vigna né in cantina.

          Il lavoro in campagna si basa sulla totale esclusione di concimi, di pesticidi e di diserbanti chimici, mentre di contro sono favoriti i ritmi delle stagioni e i bisogni della natura. Oltre alle norme biologiche, sono seguite anche le regole della biodinamica, e le cure che sono dedicate a ogni pianta sono attente e meticolose, al fine di arrivare a raccogliere puntualmente uve sane, schiette e concentrate in ogni più piccola sfumatura.

          “Perchè non vogliamo ascoltare i messaggi potenti che la Natura ci sta chiaramente manifestando? Ormai siamo pronti, siamo capaci di capire che il punto di non ritorno nei confronti del Pianeta lo abbiamo abbondantemente superato. Quel non ritorno che ci regala piogge acide, mari soffocati da continenti di plastica, terreni franosi ed impoveriti nella loro essenza vitale da monocolture esasperate, che uccidono terre ed animali, dove la parola estinzione ormai è all’ordine del giorno e ci ruota intorno come una trottola pericolosissima. Per cosa? Per denaro?", scrive Donadi nel suo libro. "La Natura dispone di tutti gli ingredienti necessari, basta conoscerli e finalizzarli al bene”.

          L’evento è organizzato dalle Acli del Veneto con risorse 5x1000 dell’Irpef anno 2016.

          È gradita la prenotazione chiamando il numero 3479944257 o 3479862982.

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          Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

          Giorgio La Pira