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Quattro incontri per preparare l'esame CILS livello B1

    Quattro incontri per preparare l'esame CILS livello B1

    Le Acli di Treviso organizzano, a partire dalla metà di settembre 2021, un ciclo di incontri di preparazione per coloro che prossimamente intendono sostenere l'esame CILS (centrificazione dell'italiano come lingua straniera) livello B1. 

    Nello specifico i partecipanti potranno sostenere delle simulazioni d'esame, guidate e condotte da una docente di lingua italiana, che riguarderanno le diverse abilità contenute nella prova di esame.

    Attenzione: non si tratta di un corso di lingua italiana per stranieri.

    Gli incontri si tengono una volta alla settimana il mercoledì (29 settembre, 6, 13 e 20 ottobre) dalle 17.30 alle 19.00 in presenza in sede provinciale Acli, viale della Repubblica 193/A,Treviso.

    La quota di iscrizione per tutto il ciclo di incontri è di 40 euro.

    È previsto un numero minimo di 6 iscritti. Per partecipare occorre possedere o sottoscrivere la tessera associativa Acli 2021 (non inclusa nel costo di iscrizione).

    Per iscriversi è necessario contattare la segreteria Acli in orario di ufficio al numero 0422 56340 mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

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    Sulla piaga del caporalato

      Sulla piaga del caporalato

      SULLA PIAGA DEL CAPORALATO: ALLO SDEGNO SI ACCOMPAGNINO AZIONI CONCRETE DI CONTRASTO E PROMOZIONE DEL LAVORO DIGNITOSO PER TUTTI

      Lo sconcerto e lo sdegno per la notizia dell’inchiesta sullo sfruttamento del lavoro che ora sta coinvolgendo Grafica Veneta, ma che il mese scorso riguardava braccianti schiavizzati a Cessalto, deve necessariamente trasformarsi in conoscenza e consapevolezza. Eppure il tema ha già esaurito la notizia e non se ne trova quasi più traccia, il silenzio su questa piaga si rifa assordante.

      Chi opera a fianco dei lavoratori, nel presidio del territorio o nei progetti sociali di contrasto ad ogni forma di sfruttamento sa che non si tratta di casi isolati anche qui nel trevigiano e che il lavoro dignitoso per tutti è ancora un miraggio. Solo che, nella migliore delle ipotesi, si ritiene che questa piaga coinvola soprattutto gli occupati più o meno stagionali dell’agricolturae il mondo del lavoro domestico. Invece ora emerge inequivocabilmente che riguarda anche il personale di ditte che gestiscono servizi esternalizzati da parte d imprese, esercizi commerciali, trasporti, sanità, assistenza. Non siamo solo Rosarno, dunque, ma come va dicendo da parecchio anche il Network antitratta per il Veneto coinvolge realtà diverse, piccole e grandi.

      Un secondo aspetto vale la pena di essere approfondito: non è una casualità se ad essere coinvolte in forme di sfruttamento lavorativo sono soprattutto persone d’origine straniera, più “facilmente” ricattabili a vari livelli. La dimensione lavorativa è collegata al titolo di soggiorno in Italia e all’abitare, elementi per nulla secondari nella partita della permanenza nel nostro paese. E questo ci spinge a chiederci dove sono, oggi, le persone “liberate” dalla schiavitù del caporalato ma non integrate in alcun percorso di inclusione? Come si mantengono? Quali prospettive di lavoro dignitoso si aprono per loro?

      E’ evidentemente molto complesso correggere questa drammatica stortura della nostra società, specie perché la presenza para-schiavistica di un sistema di sfruttamento del lavoro permette a tutti di godere di prestazioni, beni e servizi a costi meno esosi. Le azioni di contrasto e controllo sono tutte necessarie, le norme legislative vanno seriamente applicate. Nei tavoli preposti ci sono poi progetti di monitoraggio ed emersione. Oltre a questo, però, servono percorsi e proposte di tutela delle vittime di sfruttamento lavorativo e una azione preventiva di ampia portata, che renda consapevoli tutti di una piaga che non possiamo più relegare solo ad alcune aree del Paese.

      Da ultimo per sollecitare le nostre comunità a non accettare passivamente che questi fatti continuino a succedere, smorzando le reazioni e cadendo velocemente nell’oblio, crediamo sia necessario trovare modi per tenere alta l’attenzione; per quel che starà a noi, il nostro impegno, come associazione e dentro alle reti cui partecipiamo, andrà nella direzione di promuovere percorsi di approfondimento e progettazioni che sempre più mirino a informare, prevenire, tutelare. Sul serio.

      Alessandro Pierobon
      Presidente provinciale Acli Treviso

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      Smartworking per lavoratori fragili

        Dal 23 luglio 2021 è entrato in vigore il Decreto Legge n. 105, recante “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19 e per l’esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche”.

        Tra i provvedimenti di particolare rilevanza è la reintroduzione (con effetto retroattivo) del lavoro agile per i c.d. lavoratori fragili.

        Fino al 31/10/2021 i lavoratori fragili, cioè in possesso di documentazione medica attestante una situazione di fragilità derivante da immunodepressione o conseguente a malattie oncologiche o perché sottoposti a terapie salvavita oppure con riconoscimento della legge 104/92 art. 3 comma 3, hanno diritto a svolgere la propria attività in smart working.

        Qualora la mansione non sia compatibile con il lavoro agile, il lavoratore fragile può essere adibito anche a mansione diversa purché compresa nello stesso inquadramento.

        Dal 1° luglio resta invece confermato che qualora non sia possibile svolgere la prestazione lavorativa in modalità agile, l’assenza del lavoratore fragile non è più equiparata al ricovero ospedaliero. Pertanto l’assenza giustificata del certificato medico di malattia rientrerà nel computo del periodo di comporto.

         

        Fino al 31 dicembre 2021 la modalità di svolgimento in lavoro agile è prevista con una procedura di comunicazione semplificata e anche in assenza degli accordi individuali.

        8 tirocini di inserimento lavorativo per il progetto "Il lavoro mobilita l'uomo"

          8 tirocini di inserimento lavorativo per il progetto "Il lavoro mobilita l'uomo"

          Prosegue speditamente l'attività di inserimento lavorativo delle Acli di Treviso nell'ambito del progetto "Il lavoro mobilita l'uomo" finanziato dalla Regione Veneto con fondi del ministero del lavoro e politiche sociali.

          Stanno partendo in queste settimane gli ultimi di 8 tirocini in diverse realtà del nostro territorio che vedono coinvolte persone in difficoltà, anche a causa della pandemia.

          "Abbiamo fatto molti colloqui e per coloro che si sono dimostrati interessati abbiamo costruito un percorso individuale di orientamento al lavoro - raccontano gli operatori delle Acli di Treviso coinvolti nel progetto -. Esso ha mirato a prendere consapevolezza delle proprie risorse ma anche delle difficoltà e di indirizzare la ricerca attiva secondo le possibilità reali. Per otto di loro stanno adesso partendo dei tirocinio di inserimento, alcuni con l'obiettivo di sperimentare le persone in realtà aziendali, altre per ricominciare a costruire un percorso professionale che possa portare anche a sbocchi occupazionali".

          Il progetto prevede anche:

          • incontri di approfondimento sui temi del lavoro, dei diritti/doveri dei lavoratori, delle misure di sostegno al reddito, in vista dell'avvio dell'assegno unico per figlio;
          • consulenze personalizzate sulle questioni lavorative con la presa in carico di persone già in situazione di fragilità, e aggravata a seguito dell’emergenza Covid-19.

          In totale ha coinvolto oltre 150 persone.

          I partner di progetto sono: Associazione Famiglie 2000 onlus, Circolo Acli Colf aps, società di San Vincenzo De Paoli di Vittorio Veneto, società di San Vicenzo De Paoli di Treviso.

          I collaboratori sono: Caritas diocesana di Treviso, Fondazione Caritas di Vittorio Veneto, OltreConfin - Distretto di economia solidale, Coop Terra Amica, Azienda Agricola Limido Stefania, Acli Terra, parrocchia di San Bartolomeo.

          Il progetto vale complessivamente 50.000 euro, la Regione Veneto copre l'80% e il restante è cofinanziato dalle Acli provinciali di Treviso.

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          Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

          Giorgio La Pira