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Per ora niente Isee ai Caf

    Per ora niente Isee ai Caf

    Falsa partenza per il nuovo Isee, a causa del mancato rinnovo della convenzione tra Inps e Caf.

    Dal primo gennaio è stato aggiornato l'Indicatore della situazione economica equivalente, che però può essere calcolato solo grazie alla Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu), contenente i dati anagrafici, reddituali e patrimoniali.

    Una compilazione non semplice per i contribuenti, che spesso ricorrono all'aiuto dei Centri di assistenza fiscale. Aiuto che però, al momento, i Caf non possono fornire perché ancora non è stato rinnovato l'accordo con cui vengono fissate le tariffe che devono essere pagate per il servizio.

    Se i Caf sono bloccati, il cittadino non può ottenere la Dsu; senza la Dsu l’Inps non può elaborare il valore dell’Isee; senza l’Isee le famiglie non potranno accedere ai servizi agevolati. 

    Tra i servizi a rischio ci sono l’iscrizione agli asili nido comunali, le agevolazioni per gli affitti, gli sconti sulle bollette delle utenze domestiche, le rateizzazione delle cartelle esattoriali e la definizione delle rette universitarie.

    Intanto, sul sito www.mycaf.it tutti i dettagli del nuovo Isee. >>>

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    Giornata mondiale del migrante e del rifugiato

      Giornata mondiale del migrante e del rifugiato

      GMM. Chiesa senza frontiere, madre di tutti
      “Chiesa senza frontiere, madre di tutti” è il tema scelto da Papa Francesco come tema per la 101° Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato che la chiesa universale celebra la prossima domenica 18 gennaio 2015.

      “Alla globalizzazione del fenomeno migratorio occorre rispondere con la globalizzazione della carità e della cooperazione, in modo da umanizzare le condizioni dei migranti. Nel medesimo tempo, occorre intensificare gli sforzi per creare le condizioni atte a garantire una progressiva diminuzione delle ragioni che spingono interi popoli a lasciare la loro terra natale a motivo di guerre e carestie, spesso l’una causa delle altre”.

      Così Papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2015, in calendario per domenica 18 gennaio, sul tema: “Chiesa senza frontiere: madre di tutti”.

      Di seguito, alcuni stralci tratti dal messaggio del Santo Padre Francesco per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2015.

      “La Chiesa allarga le sue braccia per accogliere tutti i popoli, senza distinzioni e senza confini e per annunciare a tutti che «Dio è amore»”

      “La Chiesa senza frontiere, madre di tutti, diffonde nel mondo la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, secondo la quale nessuno va considerato inutile, fuori posto o da scartare”.

      “In un’epoca di così vaste migrazioni, un gran numero di persone lascia i luoghi d’origine e intraprende il rischioso viaggio della speranza con un bagaglio pieno di desideri e di paure, alla ricerca di condizioni di vita più umane. Non di rado, però, questi movimenti migratori suscitano diffidenze e ostilità, anche nelle comunità ecclesiali, prima ancora che si conoscano le storie di vita, di persecuzione o di miseria delle persone coinvolte. In tal caso, sospetti e pregiudizi si pongono in conflitto con il comandamento biblico di accogliere con rispetto e solidarietà lo straniero bisognoso”.

      “Il coraggio della fede, della speranza e della carità permette di ridurre le distanze che separano dai drammi umani. Gesù Cristo è sempre in attesa di essere riconosciuto nei migranti e nei rifugiati, nei profughi e negli esuli, e anche in questo modo ci chiama a condividere le risorse, talvolta a rinunciare a qualcosa del nostro acquisito benessere”.

      “Cari migranti e rifugiati! Voi avete un posto speciale nel cuore della Chiesa, e la aiutate ad allargare le dimensioni del suo cuore per manifestare la sua maternità verso l’intera famiglia umana”.

      Leggi il messaggio di Papa Francesco


       

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      Scorci di speranza nel Pakistan di oggi?

        Scorci di speranza nel Pakistan di oggi?

        La strage di ragazzi nella scuola di Peshawar, compiuta dai talebani prima di Natale, non ha minato le azioni di contrasto al terrorismo in Pakistan ed, anzi, il governo ha mosso alcuni passi importanti in questo senso. “Tutti gli atti di terrorismo, cioè di violenza e uccisione in nome di un dio, vanno condannati in ogni forma e in ogni modo, da quelli che accadono nel mio Paese a quanto è successo a Parigi la scorsa settimana – sottolinea Paul Bhatti, pachistano, ex ministro, presidente Apma -. Il rispetto di ogni religione  e di ogni cultura è alla base della convivenza civile”.

        NOI STIAMO CON I BAMBINI DI PESHAWAR

        Qual’è la situazione oggi, in Pakistan, dopo l’attacco talebano alla scuola di Peshawar?
        Dal mio punto di vista, rispetto al contrasto al terrorismo, mi sembra che il Governo pachistano abbia segnato dei passi in avanti; la classe politica e i maggiori istituti del paese, soprattutto militari, hanno trovato un accordo sulla necessità di combattere l’estremismo terrorista fino alla fine. E’ di recente diventata legge una proposta che è stata anche la mia battaglia: quella di considerare terrorista chiunque uccide in nome della religione. Inoltre, in materia di sicurezza e di tutela per chi testimonia contro i terroristi, si stanno prendendo delle decisioni.

        Da sempre, lei sostiene che solo con una azione di contrasto alla povertà e di formazione si può pensare di combattere la violenza…
        Questo è vero, ma dopo fatti come quelli della scuola di Peshawar, c’è anche bisogno di iniziative forti. Il Governo ha deciso di lavorare nell’ambito delle scuole, per impedire che venga insegnato l’odio per altre religioni e per le minoranze, la discriminazione, la violenza. Se riusciamo a bandire l’odio e a lavorare invece perché fin da piccoli si cresca con la convinzione che si può vivere insieme senza essere nemici, allora credo potremo uscire dalla spirale del terrore.

        Anche l’appoggio “esterno” al terrorismo estremista islamico è un tema fondamentale.
        Sempre di recente il Governo pachistano ha portato a frutto un lungo lavoro di rete con l’obiettivo di rendere inefficaci le forze estremiste, eliminando delle fabbriche dove venivano costruiti gli armamenti e cercando di tagliare alcune linee di finanziamento.
        Certo, tutte queste azioni importanti, per ora non hanno migliorato la condizione delle minoranze nel paese, anzi il pericolo è ancora molto alto perché quanto più si acutizza lo scontro tanto più i poveri soffrono. E il Pakistan, che concretizza timidi segnali di lotta al terrore, è ancora precario, instabile.

        Rispetto ai fatti di Parigi, qual è la sua opinione?
        Chiunque compia atti di violenza e terrorismo in nome della religione va condannato. Parigi è stata colpita nel principio di libertà e di democrazia. Tuttavia io penso che sia sbagliata anche la scelta di fare delle caricature di Maometto, che per il musulmano è una sorta di “bestemmia”. La libertà deve prevedere il fatto che nessuno venga offeso e che tutti si sentano rispettati così come la religione deve portare gli uomini ad amare gli altri, se li porta ad ucciderli è sbagliata. Le nuove pubblicazioni, in questo senso, sono solo nuove provocazioni.

        Una parola sull’associazione Missione Shabhaz, che lei ha recentemente costituito.
        Questa associazione ha come obiettivo quello di creare dialogo tra le varie religioni presenti in Pakistan ma non solo, affinché già da piccoli i bambini siano educati alla tolleranza e alla convivenza. Voglio continuare la missione di mio fratello che seguendo la sua fede ha lavorato per il bene dell’uomo. Mi piacerebbe che anche le Acli mi aiutassero…

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        In ricordo di Arturo Boschiero

          In ricordo di Arturo Boschiero

          "Il coraggio di osare. Arturo Boschiero: un uomo libero e appassionato". Questo il titolo del libro uscito recentemente a cura del Patronato Acli nazionali su Arturo Boschiero, una vita professionale e non solo dedicata alla nostra associazione e al Patronato.

          Originario di Scorzè, romano d'adozione, ha lavorato alle Acli nell'ambito della Formazione, della Comunicazione, del Patronato, istituendo la scuola nazionale di ingresso per operatori di Patronato Acli, oggi alla ventesima edizione.

          E' stato "un uomo libero, capace di dare bellezza alle idee, presentate nel divenire di un processo logico".

          Il libro raccoglie le testimonianze di quanti – nelle Acli e fuori – lo hanno conosciuto, amato e apprezzato. A partire dalla sua famiglia, dagli amici e dai colleghi.

          Le Acli di Treviso sentono la forte vicinanza con Arturo, per l'impegno e la passione che lo hanno contraddistinto in tutit gli impegni della sua vita, ed anche per la sua origine nelle nostre terre.

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          Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

          Giorgio La Pira