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Lo sport che vogliamo....

  • Pubblicato inUSACLI
Lo sport che vogliamo....

Nuovo anno sociale per l'Unione Sportiva Acli, che avvia la campagna tesseramento il 1° ottobre 2017.

Una realtà consolidata, che nel 2017 ha affiliato numerose società e soci, dalla ginnastica alle arti marziali, dalla danza alle bocce. L'’Unione sportiva Acli è un punto di riferimento sul territorio nella promozione dello sport per tutti e nel sostegno alle associazioni sportive dilettantistiche che si iscrivono.

Promossa dalle Acli e riconosciuta dal Coni l’US favorisce, sostiene ed organizza attività motorie, ludiche e sportive rivolte a persone di ogni età e condizione, in particolare a chi è più esposto a rischi di emarginazione fisica e sociale.

Un'attenzione privilegiata è da sempre rivolta ai bambini ed ai giovani, non soltanto perché lo sport rappresenta una delle più "facili" attività di ricreazione, di aggregazione e di impegno, ma soprattutto perché la pratica motoria, ludico-sportiva riveste un fondamentale ruolo educativo e formativo.

Parte consistente dell'impegno dell'Unione Sportiva Acli è inoltre rivolto alla promozione e al sostegno di interventi diretti a migliorare leggi e normative in materia sportiva, alla tutela del diritto allo sport di tutti i cittadini, al riconoscimento dello sport per tutti quale elemento irrinunciabile nella costruzione di un nuovo welfare.

La campagna tesseramento 2018 inizia 1° ottobre 2017 e termina il 30 settembre 2018. Affiliandosi all'US Acli le associazioni sportive hanno diritto a:

  • copertura assicurativa Rct;
  • copertura assicurativa individuale per invalidità permanente, diaria giornaliera in caso di gessatura/ricovero, morte;
  • copertura assicurativa per i rischi e le responsabilità degli amministratori;
  • copertura assicurativa per organizzazione di gare, manifestazioni ed ogni altra attività prevista dall'U.S. Acli;
  • partecipazione a tutte le manifestazioni sportive, corsi di aggiornamento, gare, stages ed eventi vari provinciali, regionali e nazionali organizzati dall'US Acli;
  • consulenza fiscale;
  • supporto per costituire un’associazione sportiva dilettantistica;
  • iscrizione gratuita delle Asd al registro del Coni;
  • pubblicazione delle proprie iniziative nel sito provinciale www.aclitreviso.it;
  • convenzioni vantaggiose per le società ed i soci.

Per informazioni:
Segreteria U.S. Acli, viale della Repubblica 193/A Treviso
Tel. 0422 56340 fax 0422 544276 mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

    Open day Zumba 14.09 a Treviso

    • Pubblicato inUSACLI
    Open day Zumba 14.09 a Treviso

    Si tiene giovedì 14 settembre a partire dalle ore 18.15 l'open day dell'ASD Sport & Dance nella palestra di viale Europa 20 a Treviso.

    Due ore gratuite di Zumba, alle ore 18.15 ed alle ore 19.15, aperte a tutti, bimbi e adulti, soci tesserati e non!
    Una potente carica festosa in grado di rapire la mente e farla perdere nella musica!

    I corsi palestra del nuovo anno sociale Asd Sport & Dance 2017/2018 riprenderanno poi regolarmente da MARTEDI’ 19 SETTEMBRE 2017, con i medesimi orari e una novita’….
    REGGAETON 11-16 ANNI alle ore 18.00
    Let it move you… in forma divertendoti!

    Info sul sito www.sportandance.it

      Terre e Libertà in Mozambico: "Tutti sorridono nella stessa lingua"

      • Pubblicato inIPSIA
      Terre e Libertà in Mozambico: "Tutti sorridono nella stessa lingua"

      Partita per tre settimane in Mozambico con il campo di Terre e Libertà, Erica, in servizio civile alle Acli di Treviso, prova a fare sintesi delle emozioni e delle riflessioni più incisive che hanno attraversato la sua esperienza. Non senza fatica, nel tentativo di mettere ordine ad un flusso di pensieri continuo. "L’impatto è stato emozionante," racconta, "sa di desiderio che si avvera, di salita verso una vetta che ti porta in una bolla surreale, un mondo parallelo che sembra esista solo perché sta davanti agli occhi e fino a prima non avevi nemmeno il sentore lontano di questo pezzo di mondo sperduto nelle terre africane". 

      "È stato un viaggio preparato con minuzia di dettagli da me e da quanti lo hanno organizzato e gestito, curato fin prima della partenza con molta formazione: sul significato dell'animazione, sui luoghi e le persone da incontrare, sui modi e i tempi delle relazioni solidali". Erica si fa mille domande prima di prendere l'aereo: chissà cosa succederà, sarà in grado di sopportare dal punto di vista emotivo e fisicamente 20 giorni di Africa, di lontananza da tutto ciò che conosce, di intensità e di azione?

      "A Casa do Gaiato, dove i ragazzi orfani possono vivere, mangiare, studiare e imparare un mestiere, siamo stati accolti come solo una mamma può fare con i propri ospiti, direi quasi con dolcezza. Qui siamo stati una settimana, abbiamo spolverato i ban, fatto giochi, animazione e laboratori con i bambini". La struttura si presenta come un piccolo paese, molto più fornito degli standard mozambicani; infatti offre ai suoi piccoli ospiti una scuola di primo e secondo grado, pubblica e aperta ai villaggi circostanti, oltre a una scuola materna, un’infermeria, tre campi da calcio, una falegnameria, un’officina meccanica, una lavanderia, un refettorio. E ancora: dormitori, una scuola d’arte e svariati ettari di terreni coltivati.

      La peculiarità di Casa do Gaiato sta nell’accompagnare i propri ragazzi in tutto il loro percorso di vita, dall’arrivo fino al momento in cui sono totalmente autonomi. Nel loro percorso apprendono molte competenze spendibili sia nel mondo del lavoro sia all’università. Alcuni ragazzi continuano gli studi a Maputo, la capitale, altri lavorano in proprio. Altri ancora hanno trovato una professione collegata alle materie apprese.

      "Con i ragazzi di Casa do Gaiato abbiamo ballato, corso, giocato, ci siamo pitturati, abbiamo costruito mascherine colorate, ci siamo divertiti. Mi hanno regalato milioni di sorrisi, quei sorrisoni che brillano ed emanano luce e calore fino a scaldare l’anima; sono sorrisi di gioia, come una piantina che nasce da una piccola crepa di una roccia, e vien da chiedersi come fa? Da dove trova la forza di crescere e di essere così robusta e forte senza avere nulla apparentemente in grado di farla crescere. Così i bambini con il quale ho giocato, bambini che non hanno avuto la fortuna di avere una famiglia alle spalle, senza l’amore dei genitori, di un fratello, senza il calore di una casa e senza tutti i giochi che ha un bambino qualsiasi delle loro età. Eppure sono lì, a sorridere e a sbatterti in faccia che forse l’essenziale è altro, che la gioia e la felicità arriva a prescindere dal superfluo".

      Foto di Erica Derton e dei volontari TL 2017 in Mozambico.

       

        Il calcio che unisce, anche nei Balcani

        • Pubblicato inIPSIA
        Il calcio che unisce, anche nei Balcani

        Džeko e Pjanić dalla Bosnia Erzegovina. Ljajić, serbo, e Modrić, croato. Pandev dalla Macedonia, Jovetić dal Montenegro. Lo sloveno Handanovič. Sono solo alcune tra le stelle del calcio provenienti dall’altra sponda del mar Adriatico, dai Balcani. Per non parlare di Ibrahimovic, nato a Malmö, da padre bosniaco e madre croata, immigrati in Svezia. Oggi giocano nei massimi campionati europei e vestono le maglie di 7 nazionali diverse. Se la ex Jugoslavia fosse rimasta unita, avrebbe potuto ancora esprimere un concentrato indiscutibile di talento: il “Brasile d’Europa”, come veniva chiamata alla fine degli anni Ottanta.

        Tuttavia, anche nei Balcani, lo sport e il calcio possono tornare a unire e ricucire alcune fratture di una società complessa. È questo l’obiettivo di Football No Limits, il progetto realizzato in Bosnia Erzegovina da Ipsia, l’ong delle Acli. Questo campus calcistico itinerante, ospitato durante l’estate in 6 località dei Balcani, è giunto alla seconda edizione e si ripromette di superare le differenze con un calcio ad un pallone.

        La Bosnia Erzegovina oggi

        Football No Limits non è alla ricerca di nuovi Ibrahimovic. I campus sono aperti a tutti i bambini e ragazzi del luogo e coinvolgono volontari sia italiani sia bosniaci: il campo del paese e l’erba ingiallita sono il terreno di partenza per trasmettere valori comuni attraverso il linguaggio universale dello sport. “In 20 anni di lavoro in questo territorio,” racconta Mauro Montalbetti, presidente di Ipsia, “abbiamo cercato di favorire la ricostruzione di un tessuto associativo” in un Paese frammentato al suo interno. Uno Stato frutto degli Accordi di pace di Dayton del 1995 che si compone di due entità substatali, cantoni e province. Tradotto: un’intricata macchina burocratica funzionale solo per i nazionalismi e gli interessi particolari, dove anche la presidenza è tripartita fra i rappresentanti dei gruppi nazionali costitutivi (bosgnacchi, croato-bosniaci, serbo-bosniaci) che esercitano a rotazione la carica di presidente.

        Completa questo scenario una situazione economica che stenta a fare progressi: lo stipendio medio è di circa 400 euro, secondo le statistiche nazionali nel 2012 il tasso di disoccupazione era al 28%, mentre i giovani che non hanno un lavoro superano il 50%. Negli ultimi anni la situazione non è migliorata: è rimasta pressoché la stessa. Dopo le proteste di piazza e i movimenti cittadini del 2012, che avevano fatto ipotizzare una “Primavera bosniaca”, ciò che resta è la stagnazione dettata dalla frammentazione politica, sociale e culturale, che a distanza di 20 anni dalla fine della guerra, solo in parte affonda le sue origini nella guerra degli anni Novanta.

        L’Europa resta lontana

        Se Sarajevo e Mostar sono mete ormai affermate negli itinerari turistici che attraversano l’Europa e il Mediterraneo, negli ultimi anni ai pellegrini di Međugorje si affiancano sempre più giovani con lo zaino, backpacker europei e americani. E fanno la loro comparsa anche turisti orientali, donne velate del Sud-est asiatico e del Medio Oriente. La Turchia investe nel Paese, insieme ai petro-dollari provenienti dal Golfo: nel 2011 Al Jazeera ha aperto a Sarajevo una sua filiale locale per trasmettere un canale all news in lingua serbo-croata-bosniaca.

        I campioni del calcio balcanico giocano in tutto il vecchio Continente, l’Europa è vicina ma al tempo stesso resta lontana. Sfiora la Bosnia Erzegovina, ma per averci a che fare devi andartene. Chi può, prepara le valigie o lo ha già fatto da tempo: soprattutto lavoratori qualificati che in Paesi come la Germania, l’Austria o la Svezia guadagnano anche cinque volte più che in patria. Ne sono una prova le targhe straniere per le strade di Kozarac, un villaggio visitato da Football No Limits nel 2017: sono le auto della diaspora, di ritorno per qualche settimana durante le vacanze estive. Come pure ne è un triste esempio, nel senso inverso, la drastica riduzione del numero di partecipanti al campus di Bosanski Novi: dall’anno scorso diverse famiglie se ne sono andate definitivamente e si sono aggiunte al milione e mezzo di bosniaci che si stima vivano all’estero. Infine c’è chi non può. Un giovane calciatore partecipa come volontario alla spedizione di Football No Limits, si dà da fare nel suo Paese ma continua a sognare: “Il calcio è la mia vita. Il solo, grosso problema è che vivo in Bosnia”.

        Testo di Lorenzo Bellini
        Foto di Giovanni Fucili

         

          Torna la sagra a Roncade dal 1 al 10 settembre

          Torna la sagra a Roncade dal 1 al 10 settembre

          Apre venerdì 1 settembre e si conclude domenica 10 la tradizionale sagra di Roncade, arrivata ormai alla sua 26° edizione. Organizzata dalla parrocchia di tutti i santi, dal Circolo Acli Oratorio di Roncade e dalla Pro Loco con il patrocinio del Comune, prevede un ricco programma di manifestazioni, tra animazione, attività ricreative, serate di musica e di approfondimento. Ogni sera è aperto lo stand gastronomico, il bar e la pesca di beneficenza.

          Per i giovani, in particolare, lunedì 4 settembre ci sarà la serata "Street Food" con cibo di strada e qualche sorpresa.
          Il 5 invece è prevista la cena "semplice ed economica" per le tante realtà ed associazioni parrocchiali.
          Giovedì 7 invece è organizzata la serata della solidarietà: spaghetti all'amatriciana il cui ricavato sarà devoluto alle comunità del centro Italia colpite dal terremoto nell'agosto 2016.

          La giornata conclusiva, con gran finale, prevede la festa dell'artigianato, la XXII corriestate (gara podistica organizzata dall'Asd Nuova atletica Roncade e patrocinata dall'Us Acli di Treviso), il pranzo sociale del Ce.Ri.A.Pe e alla sera l'estrazione dei biglietti della pesca di beneficenza.

          Tutte le informazioni aggiornate sulla pagina fb: SagraDiRoncade

            In Iraq, per provare a ricucire piccoli frammenti di vita

            • Pubblicato inAcli
            In Iraq, per provare a ricucire piccoli frammenti di vita

            Il nuovo progetto del giornalista Emanuele Confortin che coinvolge un artista cristiano iracheno dimostra ancora una volta che “sarà la bellezza a salvare il mondo”. Anche le Acli di Treviso lo sostengono.

            La storia che Emanuele Confortin, giornalista castellano e fotoreporter esperto di Asia centro meridionale con tanti anni di reportage internazionali alle spalle, ha tra le mani in questo periodo e alla quale sta tentando di dare forma – scritta oltre che visiva – odora di guerra, di ferite cicatrizzate e di ripartenza. Tutto insieme. Ed è così fortemente simbolica da averlo convinto a metterci l’impegno e la passione che da sempre lo contraddistinguono per farla uscire dall’oblio.

            Matti Al-Kanon è un artista siriano di Bartella, cittadina irachena di 35 mila abitanti (prima) a pochi chilometri da Mosul. Laureato all’Accademia delle Belle Arti di Baghdad, poi per una vita insegnante di arte e pittore affermato nel suo Paese, il 6 agosto 2014, poche ore prima della conquista della città da parte dell’Isis, al-Kanon lascia la sua casa con la famiglia, prendendo lo stretto necessario per fuggire in fretta verso Erbil, unendosi all’esodo che oltre ai cristiani, ha coinvolto gran parte della popolazione irachena. L’artista si stabilisce nel campo profughi di Nishtiman, ricavato ai piani superiori sfitti di un centro commerciale ancora attivo nel centro storico della capitale del Kurdistan iracheno. Qui, tutto sommato, lui è fortunato: vive ammassato insieme alla moglie, ai figli e ai nipoti in un angusto monolocale; per lo meno non è in strada. 


            Bartella, città in gran parte distrutta. Foto di Emanuele Confortin

            A Nishtiman, per fare memoria, “abita” anche il religioso rogazionista iracheno Jalal Yako che recentemente ha donato a Papa Francesco la piccola croce in metallo, tutta attorcigliata per il calore delle bombe e gli oltraggi dei miliziani dell’Isis, recuperata da un’altra città sulla piana di Ninive, Qaraqosh, che ha vissuto le analoghe vicende di Bartella: tutto ciò che era cristiano è stato vandalizzato e bruciato, nelle chiese le statue sono state usate come bersagli al pari delle case e delle botteghe, tutte saccheggiate e devastate dai miliziani di Abu Bakr al-Baghdadi.

            “Ho conosciuto Matti a marzo, per caso, mentre ero in Iraq per coprire la Battaglia di Mosul. La sua storia mi ha colpito subito, al pari della sua personalità e cultura – racconta Emanuele – in una parte del suo monolocale ha creato la sue Guernica, un work in progress in cui descrive le vicende dell’Iraq”. È a marzo che al-Kanon menziona “quelle opere rimaste in casa”, riviste in velocità a inizio marzo, all’indomani della liberazione di Bartella da parte dell’esercito iracheno, dopo un triennio di occupazione dell’Isis. Una città devastata, saccheggiata, infine deturpata in nome di quell’iconoclastia le cui tracce si ripetono nella storia, un dominio dopo l’altro, di religione in religione, senza esclusioni. “I quadri di carattere religioso – una madonna col bambino, la deposizione di Cristo e una che ritrae Gesù – sono state sfregiate dai miliziani dell’Isis sulla base dell’iconoclastia propria della loro peculiare interpretazione del Corano, che proibisce o cancella ogni forma di raffigurazione di dio, con estensione a gran parte delle immagini antropomorfe, non solo quelle a carattere religioso”.

            Stimolato da una richiesta esplicita dell’artista, Emanuele ha pensato di approfondire questa storia peculiare, e di aiutare la famiglia a recuperare le tele, per portarle “al sicuro” a Erbil, infine mettere al-Kanon nelle condizioni di “ripararle”. Rientrato in Italia Emanuele cerca e trova la collaborazione di alcuni partner cui il progetto interessa, a partire dal professor Shaul Bassi, direttore dell’International Center for the Humanities and Social Change, nuovo centro interdisciplinare frutto della collaborazione fra Università Ca’ Foscari Venezia e Humanities and Social Change International Foundation, cui si sono aggiunte le Acli di Treviso che scelgono di sostenere il lavoro e di finanziarne una parte. Anche Focsiv aderisce al progetto.


            Sulle strade di Bartella. Foto di Emanuele Confortin.

            E così, ad agosto il giornalista riparte con un programma complesso ma non impossibile. “E’ stato un lavoro faticoso e minuzioso per avere tutte le autorizzazioni a passare i posti di blocco, far giungere le opere ad Erbil, trovare un modo di “aggiustarle” ricucendole e custodirle poi in un magazzino, e magari in seguito portarle in Italia assieme all’autore, per un’esposizione, a Venezia ovviamente”.

            Poi aggiunge: “Ciò che più mi colpisce di queste opere è il fatto di riuscire a simboleggiare i drammi vissuti nell’ultimo decennio dall’Iraq. Ovvero le opere create in molti anni da un artista rappresentano la ‘vita normale, prima della guerra’. Poi la guerra civile dai cui errori e dalle cui ombre sorge l’Isis da cui la spirale di ferocia inaudita che tutti conosciamo, rappresentata dagli sfregi alle opere. Infine il recupero delle stesse e la loro riparazione, riflesso della forza di resilienza di un popolo intero, non solo cristiano, che desidera ricominciare, tornare alle proprie case e riappropriarsi della propria vita”.

            Del passato recente resteranno tracce indelebili, cicatrici evidenti cui nessuno potrà porre rimedio, ma importanti per preservare la memoria di una delle guerre più cruente del nuovo millennio.


            Ramiz al-Kanon tra i vicoli distrutti di Bartella - Foto di Emanuele Confortin

              A Susegana l'11 ottobre si parla di bollette dell'energia e del gas

              A Susegana l'11 ottobre si parla di bollette dell'energia e del gas

              "Arriva il mercato libero. Bollette dell'energia e del gas: cosa paghiamo davvero?". Questo è il tema dell'incontro pubblico che si terrà a Susegana mercoledì 11 ottobre con inizio alle ore20.30 presso la Casa delle associazioni "Vivaio" in via Chiesa 5.

              L’abolizione delle tariffe elettriche e del gas dal servizio di maggior tutela è slittata di un anno, al 1° luglio 2019. Ma già ora si delineano molte questioni: come si fa a capire se, per il momento, conviene rimanere nel regime tutelato oppure è meglio scegliere tra i numerosi pacchetti promozionali offerti dalle società? A cosa bisogna prestare attenzione nelle condizioni contrattuali e nel prezzo?

              L'incontro è organizzato dal Circolo Acli di Susegana con la Lega Consumatori di Treviso e la FAP Acli di Treviso.

              Interviene Erika Zanca, presidente della Lega Consumatori del Veneto.

              Nel corso della serata verrà dato ampio spazio alle domande dei cittadini.

              Evento finanziato con risorse del 5X1000 dell’Irpef dell’anno 2015.

                Al Ghetto ebraico di Venezia con le Acli. La visita guidata il 24 settembre

                • Pubblicato inAcli
                Al Ghetto ebraico di Venezia con le Acli. La visita guidata il 24 settembre

                Le Acli di Treviso aderiscono e rilanciano la visita organizzata dalle Acli di Venezia al Ghetto ebraico della città lagunare, prevista per la mattinata di domenica 24 settembre.

                Il Ghetto di Venezia: una storia di 500 anni che per secoli ha fatto parte integrante di Venezia, dei suoi commerci, del suo splendore e della sua fama.

                Il programma prevede la visita al Museo Ebraico, a tre delle cinque Sinagoghe e al Banco Rosso, l’antico banco dei pegni dal quale è stato coniato il modo di dire “andare in rosso” o “andare in bancarotta”.

                Il tour si concluderà con un una degustazione di specialità della cucina ebraico-veneziana secondo le regole Kasher presso il ristorante Ghimel Garden.

                Il ritrovo è previsto per le ore 9.45 in Campo del Ghetto Novo a Venezia davanti all’entrata del Museo ebraico. Per il gruppo di Treviso il treno è alle ore 8:54 dalla stazione centrale.

                La conclusione è prevista verso le 13.30.

                La proposta è rivolta ai soci Acli. La quota partecipazione è di 34 euro (20 euro per i bambini dai 6 ai 14 anni) con un massimo di 30 partecipanti. Prenotazione e saldo entro il 18 settembre presso la Sede Acli di Treviso in viale della Repubblica 193/A. La quota comprende la copertura assicurativa.

                Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - tel. 0422 56340

                  Ancora pochi giorni per firmare la petizione #salvailsuolo

                  • Pubblicato inAcli
                  Ancora pochi giorni per firmare la petizione #salvailsuolo

                  C'è tempo fino all'11 settembre per firmare la petizione contro il consumo di suolo ed impedire l'avvelenamento della terra.

                  Ogni anno in Europa spariscono sotto il cemento 1000 kmq di suolo fertile, un'area estesa come l'intera città di Roma.

                  Senza un suolo sano e vivo non c'è futuro per l'uomo. Oggi il suolo è violentato, soffocato, contaminato, sfruttato, avvelenato, maltrattato, consumato. Un suolo sano e vivo ci protegge dai disastri ambientali, dai cambiamenti climatici, dalle emergenze alimentari. Tutelare il suolo è il primo modo di proteggere uomini, piante, animali.

                  Nonostante questo, in Europa, non esiste una legge comune che difenda il suolo. I cittadini di tutta Europa chiedono di difenderlo dal cemento, dall’inquinamento e dagli interessi speculativi. Insieme a noi, oltre 400 associazioni chiedono all'UE norme specifiche per tutelare il suolo, bene essenziale alla vita come l'acqua e come l'aria.

                  COSA CHIEDIAMO
                  Chiediamo che il suolo venga riconosciuto come un patrimonio comune che necessita di protezione a livello europeo, in quanto garantisce la sicurezza alimentare, la conservazione della biodiversità e la regolazione dei cambiamenti climatici.

                  Chiediamo un quadro legislativo che tuteli i suoli europei dall'eccessiva cementificazione, dalla contaminazione, dall'erosione, dalla perdita di materia organica e dalla perdita di biodiversità.

                  #People4Soil è un'Iniziativa dei Cittadini Europei sostenuta da più di 400 associazioni. Firma subito online, vai al sito www.salvailsuolo.it

                   

                    Anche le Acli sostengono il torneo Green Volley 2017

                    Anche le Acli sostengono il torneo Green Volley 2017

                    Si tiene domenica 27 agosto a Vedelago la 14° edizione del torneo Green Volley 2017. 

                    Vorresti giocare ma non hai una squadra? Contatta gli organizzatori via facebook, proveranno a trovartela loro!

                    Il torneo si tiene al campo sportivo parrocchiale ed è aperto a tutti.
                    Si tratta di un torneo misto 4 contro 4, con l'obbligo di avere un minimo di due ragazze sempre in campo.
                    I campi hanno una dimensione di 8x8 mt e il nastro superiore della rete si trova ad un'altezza di cm 235.
                    La manifestazione dura un'intera giornata (dalle 8.30 alle 20 circa).
                    Durante la giornata saranno presenti all'interno del campo sportivo un fornito bar, tanta buona musica e gli spogliatoi.

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                      Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

                      Giorgio La Pira