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Referendum costituzionale: le Acli fanno incontri di approfondimento in tutto il Paese

    Referendum costituzionale: le Acli fanno incontri di approfondimento in tutto il Paese

    La Direzione nazionale delle Acli ha dedicato la sessione odierna all'approfondimento dei contenuti del referendum costituzionale del prossimo ottobre, alla presenza del costituzionalista prof. Marco Olivetti. Si è avviato un percorso di approfondimento che coinvolgerà tutti i territori al fine di favorire una piena e consapevole partecipazione degli aclisti e di tutti i cittadini.

    Dal dibattito della Direzione è emersa l'importanza di questo referendum per il processo riformatore del Paese, l'approccio pragmatico ai contenuti della riforma che vanno valutati per i loro pregi ed i loro limiti e sottratti, per quanto possibile, alla contrapposizione governo-opposizioni e alla personalizzazione del confronto elettorale referendario.

    «In questo contesto – ha affermato il presidente nazionale Roberto Rossini - le Acli vogliono cogliere, nel referendum confermativo, una grande occasione per avviare un percorso di pedagogia popolare sulla Costituzione, che aiuti l'Associazione a conoscere i temi in gioco nella riforma e che offra ai cittadini-elettori momenti di informazione e di approfondimento per favorire la partecipazione e per una scelta più consapevole.

    Al via quindi cento momenti di approfondimento sui temi del referendum su tutto il territorio nazionale, ed un momento di sintesi e di espressione di un orientamento elettorale in occasione del prossimo incontro di studi nazionale che si terrà a Roma il 16 e 17 settembre, sulle tematiche del referendum».

    L'approfondimento sulla Riforma a cura della funzione Relazioni istituzionali

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    La Brexit ha vinto: Cameron si dimette

      La Brexit ha vinto: Cameron si dimette

      La Brexit ha vinto: la Commissione elettorale della Gran Bretagna conferma la vittoria dei Leave con il 51,9% dei voti e il 'Remain' il 48,1%. Per la Brexit hanno votato 17.410.742 elettori mentre per restare nell'Ue i voti sono stati 16.141.241. L'affluenza al referendum viene fissata al 72,2%. Nove delle 12 macroaree che compongono il Regno Unito hanno votato in favore di Leave e contro l'Ue. Remain e' prevalso soltanto in Scozia, a Londra e in Irlanda del Nord.

      Preso atto del risultato, David Cameron ha annunciato le sue dimissioni da premier britannico parlando davanti a Downing Street. Ha assicurato che sarà ancora primo ministro per i prossimi tre mesi e che verrà organizzata in ottobre l'elezione del nuovo leader del partito conservatore. "Io farò il possibile, come primo ministro - ha detto - per pilotare la nave nei prossimi settimane e mesi. Ma non penso che sia giusto per me cercare di essere il capitano che guida il nostro paese verso la sua prossima destinazione. Non è una decisione che ho preso alla leggera. Ma credo che sia nell'interesse nazionale avere un periodo di stabilità e poi la nuova leadership richiesta".

      Sarebbe l'ex sindaco di Londra e principale promotore del 'Leave', Boris Johnson, il favorito per la successione del premier David Cameron alla guida del governo, secondo i bookmakers britannici.

      Panico sulle borse con la vittoria della Brexit, tempesta sugli spread, crollano i mercati in Asia, sprofonda la sterlina. La sorpresa è stata forte e i crolli sui mercati proporzionati: i listini sono crollati,  mentre i beni rifugio (oro e derivati sui titoli di Stato Usa) stanno ovviamente correndo. Cerca di calmare le acque il governatore della Bank of England Mark Carney, che annuncia possibili misure addizionali da parte dell'Istituto, pronto a fornire extra fondi per 250 miliardi di sterline. 

      E per domenica è prevista una riunione degli sherpa del Consiglio per preparare il vertice di martedì e mercoledì per votare una  risoluzione sull'uscita della Gran Bretagna dall'Unione e sulle iniziative da prendere per il futuro dell'Ue. Il presidente Donald Tusk sta mettendo a punto il programma della "shuttle diplomacy" per le necessarie consultazioni delle prossime giornate, mentre c'è stata una telefonata tra la cancelliera tedesca Angela Merkel ed il premier Matteo Renzi dopo il voto su Brexit.

       "Questa è la vittoria che significa un nuovo giorno dell'indipendenza per il nostro Paese. E' l'alba di un Regno Unito indipendente". Lo ha detto il leader euroscettico dell'Ukip Nigel Farage, dando per scontata una vittoria del Leave. "E' arrivato il momento di liberarci da Bruxelles", ha aggiunto. Il partito laburista sta lavorando sul presupposto che al referendum sulla Brexit vincerà il 'Leave'. Lo ha spiegato una fonte del partito, come riferisce il Guardian. In caso di uscita del Regno Unito dall'Ue, Jeremy Corbyn dovrebbe chiedere al premier David Cameron di dimettersi, ma ai piani alti del Labour si ritiene che sarebbe inutile, perché lo stesso Cameron potrebbe annunciare le sue dimissioni spontaneamente.

      LA MAPPA DEL VOTO
      Nove delle 12 macroaree che compongono il Regno Unito hanno votato in favore di Leave e contro l'Ue. Lo certifica un prospetto della Bbc secondo il quale Remain e' prevalso soltanto in Scozia, a Londra e in Irlanda del Nord. Le aree piu' euroscettiche sono state le Midlands, regioni che comprendono grandi centri urbani come Birmingham e vecchi distretti industriali, con le West Midlands contro l'Ue al 59,3% e le East Midlands al 58,8. A ruota il North East e poi lo Yorkshire, proprio la regione in cui giovedi' 16 l'estremista di destra Tommy Mair ha ucciso la deputata laburista Jo Cox, paladina di migranti e integrazione europea. Da notare pure l'inattesa vittoria di Leave, di misura, in Galles La vera roccaforte europeista resta invece la Scozia, pur con un'affluenza inferiore alla media nazionale, che si conferma una realta' a parte nel regno e che ha votato Remain al 62%. Segue Londra, filo-Ue al 59,9% e l'Irlanda del Nord, un po' meno anti-Brexit delle previsioni con il 55,8%

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      20 giugno 2016: Giornata mondiale del rifugiato

        20 giugno 2016: Giornata mondiale del rifugiato

        Sono 65,3 milioni le persone fuggite a causa di guerre e violenze nel mondo fino alle fine del 2015. È quanto emerge dall'ultimo rapporto dell'Unhcr, l'Agenzia dell'Onu per i rifugiati. I dati sono stati resi noti oggi, Giornata mondiale dei profughi.

        I PAESI OSPITI. I Paesi che ospitano il maggior numero di profughi, si legge nel rapporto, sono la Turchia (con 2,5 milioni di persone), il Pakistan (con 1,6 milioni), il Libano (con 1,1 milioni), l'Iran (con 949.400), l'Etiopia (con 736.100) e la Giordania (con 664,100). L'agenzia sottolinea che alla fine dello scorso anno le regioni in via di sviluppo accoglievano circa 14 milioni di rifugiati, rispetto ai 2,2 milioni ricevuti dai Paesi delle aree sviluppate. Anche se in termini assoluti è la Turchia il Paese che ospita il maggior numero di rifugiati, il Libano è quello che ne ospita di più rispetto alla sua popolazione (183 rifugiati ogni 1.000 abitanti).

        I PAESI DA CUI SI FUGGE. Tra i Paesi di origine quello da cui proviene il maggior numero di rifugiati è la Siria (con 4,9 milioni di persone fuggite dal Paese), l'Afghanistan (2,7 milioni) e la Somalia (con 1,1 milioni).

        GLI SFOLLATI INTERNI. La Colombia (6,9 milioni), la Siria (6,6 milioni) e l'Iraq (4,4 milioni) sono invece gli Stati che hanno il maggior numero di sfollati interni anche se, soprattutto nel caso del Paese sudamericano, si tratta di rifugiati di lungo corso. "In Colombia - spiega l'Unhcr - pochi sfollati interni sono tornati al proprio luogo di residenza e il governo ha riportato 113.700 nuovi casi di sfollati" nel 2015.

        IL DRAMMA DEI BAMBINI. Secondo l'Unhcr, il 51% dei rifugiati nel mondo sono bambini, molti dei quali abbandonati soli nei propri Paesi, come emerge dai quasi 100mila richieste di asilo presentate da bambini separati dalle famiglie.

        LE RICHIESTE DI ASILO. Nel 2015 si è registrato un altro record in termini di richieste di asilo nei Paesi industrializzati, con quasi 2 milioni di domande, facendo salire così a 3,2 milioni le pratiche ancora pendenti. Il Paese dove sono state presentate più richieste è la Germania (441mila), seguito dagli Stati Uniti (172mila casi), gran parte dei quali da cittadini centroamericani in fuga dalle violenze.

        CHI RITORNA A CASA. Nel 2015 solo 201mila rifugiati hanno potuto fare rientro nel proprio Paese d'origine, principalmente in Afghanistan, Sudan e Somalia. Altre 107mila persone sono state ammesse per il reinsediamento in 30 Paesi, ossia lo 0,66% dei rifugiati registrati dall'agenzia dell'Onu.

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          Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

          Giorgio La Pira