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Islam ed Occidente: dialogo o conflitto?

    Islam ed Occidente: dialogo o conflitto?

    Sale un brivido freddo, un’enorme paura quando, sugli schermi dei nostri televisori, o guardando youtube o i social network, con la quasi perfetta regia della messa a morte, compare un uomo vestito di nero, esattamente il colore della bandiera del califfato dell’Isis, che brandisce la lama del coltello pronto a mettere fine ad una vita, facendoci ripiombare, in un istante, nel buio più profondo della storia. Lo stesso brivido ci pervade rivedendo la mattanza nella redazione di Charlie Hebdo a Parigi del mese scorso e l’orrore misto ad angoscia ci attanaglia dopo la visione della barbara esecuzione del pilota giordano, arso vivo, solo qualche giorno fa.

    Un vero cortocircuito s’instaura fra ciò che avevamo imparato nei nostri libri, a scuola, e questa tremenda realtà.

    L’Isis, diversamente da Al Qaeda, si è dato una dimensione territoriale - ovviamente non riconosciuta da alcuno stato della comunità internazionale - e parla addirittura di un califfato mondiale in cui tutto il mondo dovrà essere soggetto all’Islam.

    Si capisce che tale volontà egemonica è una premessa per una nuova forma di totalitarismo, potremmo definirlo un totalitarismo globalizzato; infatti, il contesto odierno è quello di un Islam mondializzato che trascende le vecchie frontiere geografiche e che spezza l’antico rapporto fra territorialità ed identità, annunciando, di conseguenza, la fine delle nazioni.

    Non a caso il boia nero vestito parla un fluent English disarmante e gli autori della strage di Parigi, i fratelli Kouachi, erano francesi madrelingua. E che dire poi dei quasi 3.000 foregin fighters partiti da vari paesi europei pronti ad immolarsi per la Jihad in terra siriana?

    Di fronte a tutto ciò, il pessimismo tende a prendere il sopravvento ed un clima di sfiducia ci accompagna dinanzi alla vastità del problema che, come accennato, va oltre le frontiere.

    Pare drammaticamente realizzarsi il paventato “scontro di civiltà” teorizzato all’indomani dell’11 settembre da S. Huntington.

    E’evidente che l'opinione pubblica difficilmente arriva a distinguere tra la civiltà islamica ed il radicalismo islamico, ossia tra la tradizione religiosa e la sua interpretazione ideologica.

    E questo sarà un bel problema, perché bisogna aspettarsi una crescita del razzismo e della xenofobia.

    Diventa dunque urgente puntare molto sulla prevenzione ed è fondamentale dare visibilità a chi all'interno dell'Islam si batte per la libertà: poeti, filosofi, scrittori, cantanti. Finché c'è silenzio su di loro si dà voce agli eroi negativi, si mitizzano gli assassini.

    Dovremo abituarci a superare tutto ciò e ad insistere su un autentico dialogo con quell’Islam che pensa ancora possibile una propria via alla modernità: che essere musulmano non risulti incompatibile con la condivisione dei valori della democrazia e del progresso.

    A scuola i nostri figli si confrontano quotidianamente con gli immigrati i quali assorbono facilmente linguaggi, simboli e valori di riferimento dei nostri ragazzi.

    Certo non possiamo parlare di integrazione se continuiamo a chiudere in gabbie etniche queste persone. Il risultato è che i ragazzi e le ragazze di oggi non hanno in loro eroi positivi, perché sono sottorappresentati come classe dirigente, nell’università, nel mondo giornalistico, nella ricerca, nelle arti, nelle professioni ecc.. I loro eroi sono negativi, navigano in internet perché nella realtà c’è il vuoto.

    Un monumentale lavoro collettivo va intrapreso per l’integrazione fattiva, per il dialogo delle culture e dei popoli. In questo secolo appena iniziato si mescolano la globalizzazione, il Mediterraneo e le nuove cittadinanze, ponendo un ineludibile domanda: come vivere insieme?

    Alessandro Pierobon, presidente Circolo Acli Cordignano

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    DA SEGNARE IN AGENDA

    Il nostro paese e l’immigrazione: identità, paure, tensioni.
    Siamo terra di Jihad? Come abitare insieme, culture diverse? Come prevenire il radicalismo?
    Incontro pubblico con Renzo Guolo, docente di sociologia dei processi migratori all’Università di Padova.
    7 maggio 2015 ore 20.30 Teatro di Cordignano

    Il convegno si propone di riflettere sul tema dell’immigrazione di seconda generazione, collegata alle questioni dell’identità e dell’integrazione, dell’islam, delle condizioni e delle ragioni che favoriscono la diffusione del radicalismo, del rapporto tra le culture e - ovviamente considerati gli ultimi fatti internazionali - di violenza e terrorismo.

    Si inserisce a conclusione del progetto “Identità e conflitto” che le Acli provinciali di Treviso stanno realizzando con l’istituto comprensivo di Cordignano e che prevede un bando di concorso per gli studenti e alcuni interventi nelle classi.

     

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    Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

    Giorgio La Pira