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Sospeso per il Coronavirus, riparte da agosto 2020 il percorso congressuale delle Acli che sono chiamate e a rinnovare i propri organi dirigenti a partire dalle strutture di base fino al livello nazionale.

Il Congresso trevigiano si celebra giovedì 24 settembre a partire dalle ore 18.30 al Centro della Famiglia.

Il titolo, e il filo conduttore, è "ACLI 2020 PIU' EGUALI: VIVIAMO IL PRESENTE, COSTRUIAMO IL DOMANI"

Anche su questo esercizio di democrazia, che non è un mero passaggio formale, si misura la forza della partecipazione e del dialogo di una associazione come la nostra che fa bandiera del suo essere “popolare”.

In tutti i circoli e in provincia si tengono dunque i congressi con l’elezione dei consiglieri che poi provvedono a designare i nuovi presidenti.

Si dice che un albero sia un seme che esplode lentamente: come a dire che un’intuizione, un incontro di idee si può trasformare in una storia, in tante storie umane. E poi ancora in un certo modo di vedere e fare le cose, in un’organizzazione operativa e in un radicamento territoriale.

Ed è anche per questo che si fa un congresso: per rileggere la nostra storia alla luce della storia degli altri e del mondo in cui viviamo, per condividere un pensiero e delle cose da fare, per scegliere delle persone che si assumeranno un compito. Queste forze innervano le radici e permettono alla nostra storia di aprirsi al futuro. Sole o pioggia, successi o difficoltà fanno crescere quello che era un seme, un grande compito, come lo definì Achille Grandi.

La storia delle Acli nasce oltre settant’anni fa. E nasce come un’intuizione che chiama i lavoratori e li colloca tra la fede e la politica: cioè in una evidente contraddizione, in una irriducibile tensione. Essere insieme lavoratori, pellegrini e cittadini nella stessa persona, senza negare alcuna di queste dimensioni, è un grande compito: è un grande inizio.

Oggi siamo ancora qui: in questo paese, in questo momento. Con la nostra organizzazione, i nostri circoli e nuclei, i nostri servizi, il nostro modo di vedere le cose.
Tutto è diventato più difficile: le risorse sono più scarse e il compito è più arduo.
Si deve lavorare “di più” con “di meno”.

Fin da ora le Acli ringraziano quanti negli ultimi 4 anni si sono impegnati con ruoli apicali nell’organizzazione ed auspicano che anche in questa occasione si traccino le linee del percorso futuro, che siano sostanziali prima che formali.

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Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

Giorgio La Pira