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Aria inquinata, di nuovo Legambiente lo certifica

    Dossier LegaAmbiente 2015Dossier LegaAmbiente 2015

    Pubblicato il Dossier di Legambiente "Mal d'Aria" sull'inquinamento atmosferico regionale.
    Nel 2014 il PM10 ha raggiunto livelli critici in 6 città capoluogo 7
    In Veneto il 92% delle centraline urbane monitorate ha superato il limite dei 35 giorni consentiti

    Il Veneto è malato, questo è risaputo. Eppure il paziente si dimostra disinteressato alle cure. Il sintomo evidente è che l’aria è inquinata, la invece diagnosi è molto più articolata del previsto.

    Il preoccupante quadro è sotto gli occhi di tutti dopo un inizio anno col botto: solo nei primi venticinque giorni del 2015 ci sono città, come Vicenza, Venezia e Treviso, che hanno già raggiunto la metà dei superamenti massimi annuali di PM10 previsti dalla normativa. Se si pensa che mancano ancora 340 giorni alla fine del 2015, è facile capire come la situazione delle città venete sia davvero fuori controllo.

     Anche se si registra un blando miglioramento dell’inquinamento atmosferico nelle nostre città e una riduzione nelle emissioni di alcuni inquinanti negli ultimi anni, i livelli di esposizione dei cittadini rimangono elevati e spesso ancora ben oltre le soglie consentite dalla normativa.

    La cattiva qualità dell’aria nelle aree urbane inoltre è alla base di una procedura d’infrazione  relativa alla mancata applicazione della direttiva 2008/50/CE aperta nel luglio scorso. Eppure l’Italia era stata già stata condannata tre anni fa relativamente ai superamenti di PM10 per il periodo 2006-2007 in 55 diverse zone ed agglomerati italiani. Nonostante ciò, 13 delle 55 aree già condannate hanno continuato a superare costantemente i limiti per il PM10 anche nel periodo 2008-2012 e si ritrovano di nuovo sotto indagine insieme ad altre 6 nuove zone.

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    LE SOLUZIONI CI SONO, BASTA ATTUARLE
    di Laura Puppato
    "Il dossier di Legambiente sullo stato dell’inquinamento dell’aria fotografa una situazione che purtroppo conoscevamo già e, per quanto ci addolori, non ci sorprende affatto. Del resto siamo tra le zone più industrializzate al mondo con milioni di persone che si spostano ogni giorno percorrendo le nostre strade, ma le politiche ambientali di questi anni sono state molto deboli e contraddittorie, a voler essere particolarmente gentili.

    Di fatto qualcosa è stato realizzato da singoli amministratori che hanno preso a cuore la questione, ma da parte della Regione quasi nulla. Abbiamo assistito invece ad un incremento del trasporto su gomma, sia in città che interurbano, a una diminuzione di quello ferroviario, sull’idrovia non si sente più una parola, mentre l’Autostrada Pedemontana è stata finanziata e implementata nonostante tutti i rischi ambientali sollevati.

    I risultati delle rilevazioni ARPAV non potevano essere diversi. Le soluzioni esistono da tempo ed è inutile ripeterle a chi non le vuole sentire, più trasporti pubblici, più riconversione edilizia, meno consumo di suolo, etc… Oggi la sfida ambientalista non svela certo grandi misteri, anzi sono proprio le cose più semplici che potrebbero aiutarci molto.

    Vorrei però soffermarmi sulle foto arrivate via Twitter dallo spazio dell’astronauta Samantha Cristoforetti. Alcune ritraggono il Veneto. La parte centrale della nostra regione è, nei fatti, una palla luminosa dove è difficile distinguere le città dai comuni più piccoli. L’interrogativo, ma la risposta è sottintesa, è se non sia il Veneto centrale ormai diventato una megalopoli come quelle asiatiche o americane, una città diffusa in cui i vecchi campanili delimitano più confini mentali e tradizionali che effettivamente esistenti.

    È una questione importante, perché da come ci definiamo dipende anche lo stile politico-amministrativo che ci daremo. È più che mai necessario oggi darci una governance ambientale coerente e di area vasta che coinvolga tutte le amministrazioni. Purtroppo anche in questo caso mi sembra che si vada esattamente nella direzione opposta. Avremo una speranza in futuro se il Veneto avrà il coraggio di un cambio radicale di politiche con le prossime elezioni regionali". 

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    Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

    Giorgio La Pira