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Migranti ed inclusione finanziaria. A che punto siamo?

    Migranti ed inclusione finanziaria. A che punto siamo?

    Focus group alle Acli di Treviso a cura del Cespi la scorsa settimana.

    Buona consapevolezza e tuttavia ancora molta reticenza su polizze assicurative per rispondere alle esigenze delle persone di origine straniera presenti in Italia. In altre parole, gli immigrati conoscono le assicurazioni come strumento di tutela ma spesso ritengono che non “facciano al caso loro”. E’ quanto emerso dal focus group curato dal Cespi che la settimana scorsa si è tenuto a Treviso e al quale hanno partecipato una decina di stranieri di origine africana.

    “Ho un’assicurazione sulla perdita del lavoro sottoscritta quando la fabbrica dove lavoravo ha passato un momento di crisi dimezzando l’orario a tutti” racconta un giovane senegalese, in Italia da 18 anni, con studi in relazioni internazionali e Roma e Perugia, ora operaio part time e mediatore culturale. “Io invece ne ho una sul rimpatrio della salma, l’ho fatta attraverso una associazione di miei connazionali e su indicazione di un sindacato” spiega un ragazzo maliano impiegato come magazziniere. Per le donne invece la conoscenza e competenza in materia finanziaria è più debole, solo una dice di aver iniziato a versare in passato in un fondo fiduciario destinato al figlio ma di aver smesso dopo poco.

    “Quasi tutti, comunque, hanno dimostrato una buona capacità di programmazione e pianificazione delle risorse finanziarie – spiegano gli operatori del Cespi che hanno gestito il focus group -. Dichiarano che, se avessero un’entrata imprevista di 10.000 euro avvierebbero una attività in Italia o nel loro paese di origine (metà del gruppo), oppure pagherebbero delle rate in più del mutuo o li investirebbero in un fondo per i figli (l’altra metà)”.

    Le possibili aree di copertura sono: vita, salute (da sottoscrivere per tutta la famiglia), risparmio per i figlio, pensione integrativa, infortunio fuori dal lavoro (a Treviso si usa molto la bicicletta), pensione integrativa (con versamenti di massimo 100 €/mese). In generale l’ambito su cui è necessario un maggior grado di protezione è la famiglia.

    “Il rimpatrio della salma resta un’esigenza forte per tutti – proseguono dal Cespi – tuttavia solo due sapevano che fosse un ambito assicurabile”.

    Il veicolo di diffusione di informazioni su prodotti assicurativi è, anche in questo caso, il passa parola tra conoscenti, parenti, membri della stessa associazione. I partecipanti si rivolgono ad un determinato istituto perché gli è stato consigliato. Coloro che possiedono una polizza assicurativa hanno deciso di sottoscriverla dopo che gli è stata proposta dalla banca, dalle poste o dal sindacato: nessuno ha cercato informazioni in maniera autonoma, ma si sono dimostrati ben disposti in seguito alle proposte.

    “Le difficoltà principali riscontrate nella gestione di un prodotto assicurativo sono soprattutto la mancanza di trasparenza: è emerso più volte il fatto che alcuni operatori cercassero in qualche modo di “manipolare” i partecipanti o quantomeno di approfittarsi della loro ingenuità – concludono -. A questo si deve sommare la poca flessibilità nei pagamenti e le difficoltà di riscossione dei premi”.

    La questione della fiducia, dunque, sembra molto delicata: i partecipanti manifestano il bisogno di avere informazioni chiare, magari fornite da un operatore che parli la loro lingua madre e sia in grado di spiegare anche le conseguenze di eventuali mancati pagamenti. Tutti hanno detto che si fiderebbero o si sono fidati dei servizi assicurativi promossi da associazioni o sindacati perché “fanno da filtro, sono dalla nostra parte e non ci proporrebbero mai una fregatura”.

     

     

     

     

     

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    Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

    Giorgio La Pira