Errore
  • JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 508
Menu

Nell'era dei robot contano creatività ed adattamento

    Nell'era dei robot contano creatività ed adattamento

    Più che distruggere posti, la tecnologia trasformerà il modo di lavorare. Servono azioni precise di riqualificazione e formazione continua.

    Ne parliamo venerdì sera alle 20.45 alla Biblioteca di Casier, via Roma 2 a Dosson, con il prof. Francesco Seghezzi, direttore della Fondazione ADAPT costituita da Marco Biagi per studiare il mondo del lavoro, e la testimonianza di un giovane imprenditore della zona.

    "Fare previsioni oggi è impossibile, anzi è controproducente -scrive in un recente articolo pubblicato su Avvenire -. Questo perché è molto facile intuire quali saranno i posti di lavoro che scompariranno nel breve e nel lungo periodo, mentre molto più complesso è immaginare quali nuove professioni nasceranno nello stesso arco di tempo (...).

    Il faro a cui guardare sarà sempre più la persona del lavoratore, sia all’interno dei processi produttivi sia nel mercato del lavoro. La vera scommessa, radicale nei suoi rischi e nelle sue opportunità, è quella che corre sul filo della persona, o il suo assorbimento in logiche tecnologiche autonome e disumanizzanti o un vero e proprio rinascimento possibile proprio grazie alla tecnologia e alla nuova complessità dei processi, che può mettere al centro il lavoratore (...).

    Tutto ciò rende necessario un ripensamento dei percorsi di formazione, sia nel metodo che nel contenuto. Un generico appello agli investimenti in formazione, di per sé ragionevole e urgente, non basta più. Occorre evolvere l’idea stessa della formazione (...).

    Sindacati e associazioni datoriali, se vorranno essere utili per i loro membri, dovranno individuare modalità per ripensare alla costruzione della maturità di lavoratori e imprese, partendo in primo luogo dalla valorizzazione di quello che già c’è, spesso sconosciuto se considerato come una massa indistinta e non come una soggettività sempre diversa e ricca di originalità sulla quale costruire".

    Leggi tutto l'articolo su www.avvenire.it

    Torna in alto
    Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

    Giorgio La Pira