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Avanti con la riforma del terzo settore

    Prosegue il percorso di riforma del Terzo settore che sta andando a regolamentare una materia complessa, un mondo costituito da oltre 300 mila associazioni, 1 milione di lavoratori e oltre 5 milioni di volontari: “organizzazioni essenziali per la coesione sociale e la buona vita della comunità – ha sottolineato di recente il ministro Giuliano Poletti durante la conferenza stampa di presentazione degli ultimi tre decreti di attuazione della legge delega – che ricevono un riconoscimento normativo per cercare di superare gli elementi di frammentazione presenti nella normativa attuale”.

    Cinque sono i punti chiave della riforma: la Fondazione Italia sociale, l’istituzione del Servizio civile universale, il 5 per mille, il Codice del Terzo Settore, il decreto sull’impresa sociale.

    “Si tratta di un punto di arrivo e di partenza – ha sottolineato Luigi Bobba, ex presidente nazionale Acli, oggi sottosegretario al Ministero del lavoro che ha seguito tutto il percorso della riforma -: di arrivo perché l’iter si è completato dopo tre anni, e di partenza perché inizia il percorso attuativo, che è molto importante per dare gambe alla riforma”.

    La riforma, dunque, aiuterà a rispondere alle sfide di oggi in tema di partecipazione, welfare, lotta alle ingiustizie e alla povertà, innovazione? “Uno sguardo generale ci fa dire che lo sforzo è innanzitutto quello di chiarire e delimitare opportunamente questo mondo – scrivono le Acli nazionali in un recente “Position paper” proprio sul tema – che è cresciuto e che necessita di una sorta di codice della strada, che non decida dove si debba andare ma aiuti a non sbandare”.

    “L’intento – ribadisce Stefano Tassinari della Presidenza nazionale Acli con delega al Terzo Settore – è rendere sempre più il Terzo Settore un attore che restituisca voce e partecipazione attiva alle persone e alle comunità, per organizzare concretamente i diritti e per riscattare insieme, per tutti, e non per pochi, il desiderio di una vita migliore”.

    Leggi il “Position Paper” delle Acli nazionali

    Ecco in estrema sintesi i 5 decreti attuativi della Riforma.

    CODICE DEL TERZO SETTORE: La legge va a definire cosa è terzo settore, uscendo dalle formule sociologiche e indicando chiaramente chi lo compone, dando una forma di regolazione generale. Viene istituto il Registro unico del terzo settore, punto di riferimento, monitorato e gestito dalle Regioni ma su un’unica piattaforma nazionale. E’ prevista una dotazione finanziaria di 190 milioni (60% incentivi fiscali; il resto per lo sviluppo del Fondo di progetti innovativi e l’incremento dei fondi per il servizio civile”.

    Un elemento di rilievo riguarda l'aspetto soggettivo degli enti di terzo settore: per questi diventa meno rilevante la distinzione "fiscale" tra attività istituzionale e attività commerciale.

    Sono individuati i settori di attività di "interesse generale" che costituiscono il principale ambito di intervento degli operatori di settore. Sarà comunque possibile realizzare attività "diverse", secondarie e strumentali rispetto alle prime.

    E' prevista una contabilità obbligatoria, insieme all'onere di redigere il bilancio, da depositare annualmente nel Registro unico del terzo settore e di predisporre i libri sociali. 

    I nuovi oneri previsti portano a gestire il terzo settore in maniera professionale senza potersi più permettere di trascurare gli aspetti amministrativi e di rendicontazione con preciso impegno di trasparenza.

    IMPRESA SOCIALE: Sono ampliati i campi di attività delle imprese sociali, allargandole a settori come il commercio equo, l’alloggio sociale, il microcredito, l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati e l’agricoltura sociale. Inoltre potranno partecipare a queste organizzazioni sia i soggetti del terzo settore ma anche, sia pure in forma limitata e non di controllo, i soggetti profit, imprese o amministrazioni pubbliche. Infine, si è varata con questo provvedimento una misura di incentivo agli investimenti analoga a quella già sperimentata per le start up innovative: chi investe 100 in queste imprese potrà riavere - grazie a deduzione o detrazione - il 30 delle risorse investite.

    5 PER MILLE:Il decreto porta a compimento la riforma strutturale iniziata con la Legge di Bilancio 2015, che ha attribuito risorse in modo stabile per 500 milioni all'anno. Le novità della riforma stanno in un meccanismo di erogazione più veloce, che tagli di netto i due anni oggi necessari per vedere le somme destinate dai contribuenti, in una diversa ripartizione delle risorse.

    FONDAZIONE ITALIA SOCIALE: di natura privata ha una mission chiara: «La realizzazione e lo sviluppo di interventi innovativi da parte di enti del Terzo settore caratterizzati dalla produzione di beni e servizi con un elevato impatto sociale e occupazionale e rivolti, in particolare, ai territori e ai soggetti maggiormente svantaggiati». Il tutto nel rispetto «del principio di prevalenza dell’impiego di risorse provenienti da soggetti privati». A parte quindi la dotazione iniziale di un milione di eurodi fondi pubblici, la Fondazione che avrà sede a Milano, dovrà attrarre donazioni e altre risorse private. Tanto che uno dei Fondi operativi in cui si sostanzierà l’attività della Fondazione avrà come obiettivo proprio quello di raccogliere e amministrare risorse provenienti dai testamenti solidali.Il Fondo filantropico italiano si occuperà di raccogliere le donazioni secondo il principio “poco da tanti”. La terza gamba della Fondazione sarà costituita da una sgr (società di gestione del risparmio) che investirà in imprese sociali con ritorni molto contenuti, che dovranno comunque essere reinvestiti nell’impresa anche sotto forma di donazione.

    SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE: via libera agli stranieri, la durata che varia da 8 a 12 mesi e la programmazione triennale. Il numero dei volontari però sarà deciso in base alle risorse disponibili, così come l'entità dell'assegno mensile

    “Abbiamo un anno di tempo - ha concluso il sottosegretario - per dare completa attuazione alla riforma e sono convinto che alla fine ci ritroveremo un terzo settore più efficace, più trasparente, più radicato e capace di affrontare nuove sfide, e un Paese più coeso e solidale, attento ai più deboli”.

     

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    Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

    Giorgio La Pira