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Nei campi profughi in Serbia dove è emergenza umanitaria

    Ipsia Acli insieme a Caritas ha attivato un progetto di sostegno psicosociale per operatori e migranti.

    Mentre continuano le polemiche di ogni ordine e grado sui migranti, resta evidente l’incapacità europea nella gestione dei flussi e i morti in mare non fanno più notizia, sulla rotta balcanica l’emergenza umanitaria cresce.

    Nei sei campi profughi ufficiali in Serbia, sovraffollati ben oltre il possibile, si vive in condizioni critiche per le gravi carenze strutturali, igieniche, sanitarie. E chi, per motivi diversi, non vuole farsi identificare, bivacca in luoghi improvvisati dove manca praticamente tutto.

    Una recente missione di Caritas Italiana ed Ipsia Acli ha fatto emergere una situazione critica fino all’emergenza. 

    E’ dentro a questo contesto che le due organizzazioni, insieme a Caritas Serbia e Caritas ambrosiana hanno deciso di attivare un progetto di sostegno psicosociale per gli operatori che lavorano sul campo e per i migranti. Partito nel mese di maggio si concluderà entro novembre e prevede un percorso formativo, una start up del social cafè al campo profughi di Bogovadja, una esperienza estiva di animazione per giovani volontari, la restituzione in Italia.

    “Abbiamo messo a fuoco alcune attività tenendo conto dell’esperienza pregressa che avevamo maturato proprio in questi territori e dei bisogni rilevati a cui con più fatica nell’emergenza si riesce a dare risposta – spiegano i referenti di Ipsia Acli -. Senza perdere di vista la necessità di trovare modi per comunicare in Italia quello che sta accadendo vicino a noi”.

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    Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

    Giorgio La Pira