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Ci prendiamo sul serio, dunque ci mettiamo in gioco

    Ci prendiamo sul serio, dunque ci mettiamo in gioco

    Solidarietà, non violenza, impegno civico, responsabilità sociale. Valori importanti, fondativi del nostro paese e della nostra Costituzione, che l’esperienza del Servizio civile nazionale mette a fuoco, elabora e verifica. Ecco cosa ne pensano i nostri 5 giovani volontari dopo il primo periodo di esperienza e l'occasione della sessione formativa Triveneta di metà febbraio.

    PROVARE A VESTIRE INNUMEREVOLI "PANNI ALTRUI"

    3 mesi e 3 settimane. Siamo ad un terzo dell'intero anno di servizio civile, e questa è solo la prima parte di una "nuova" vita da volontario. "Volontario sei e volontario ritornerai", si potrebbe quasi dire parafrasando il mio percorso di avvicinamento alle Acli. Il primo – allora inconsapevole – incontro risale a dieci anni fa, quando ho iniziato a partecipare al progetto di volontariato internazionale "Terre e Libertà" di Ipsia, l'Ong delle Acli. Dall’animazione per i bambini nei Balcani, all'insegnamento dell’italiano agli stranieri nella sede provinciale di Treviso, il passo non è affatto breve. Ma c'è un filo che lega insieme questi dieci anni: il tentativo di sperimentarsi, trovandosi a vestire innumerevoli "panni altrui" in contesti e situazioni diverse.
    Con il progetto di servizio civile "Arcobaleno nel mondo" oggi mi trovo a tenere una classe di 11 persone provenienti da Brasile, Cina, Corea del Sud, Germania, Marocco, Santo Domingo. Con addosso dei “panni” professionalmente per me più familiari, sono impegnato nel comunicare l’associazione all'esterno, ricercando modi e spazi innovativi di interazione con il pubblico. Intraprendere questa esperienza ha significato anche un investimento sul piano personale: ha coinciso con il trasferimento in una nuova città e altri cambiamenti nella vita quotidiana. Finora investire nelle Acli ha portato indiscutibili soddisfazioni. Il servizio civile è l’occasione per restituire il debito e fare un altro pezzo di strada insieme.

    Lorenzo

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    OPPORTUNITA' PER CONCRETIZZARE LA PACE

    Mi sono messo in gioco con il servizio civile perché ho sempre voluto aiutare la gente a vivere in pace e serenità. E nel momento in cui ho avuto questa occasione, ne ho approfittato. Per me si tratta anche di un’opportunità e un accompagnamento verso la mia crescita personale e professionale. Sto cercando di migliorare la mia capacità di relazionarmi con le persone e le mie competenze. Senza rinunciare a rendermi disponibile per ciò che è necessario alla vita associativa ed in particolare che riguarda la famiglia al centro, appunto, del mio progetto di Servizio civile: “Famiglia sorgente di novità”.

    Ousseynou

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    UN PIT STOP PER RIFLETTERE IN MODO COSTRUTTIVO

    Mi chiamo Giovanni, ho 22 anni e abito a Pieve di Soligo. Sto seguendo il progetto “Giovani si nasce, anziani si diventa”, che ha lo scopo di incentivare l’invecchiamento attivo e lo scambio intergenerazionale. Ho scelto di fare il servizio civile più per necessità che per “vocazione”: avevo bisogno di un anno di pausa dall’università perché non ero convinto (e non lo sono tutt’ora) che la facoltà che ho scelto fosse adatta a me. Ho pensato così al SCN per occupare questo periodo di riflessione in modo costruttivo per me e per gli altri.
    Il bilancio che posso trarre ad oggi su quest’esperienza è positivo. Mi sono potuto mettere alla prova con situazioni mai affrontate prima, sempre con la certezza di poter contare su un paracadute perfettamente funzionante, marchiato Acli. In particolare, i compiti più ostici che ho incontrato finora sono relazionarsi con l’utenza del Patronato e organizzare gli eventi della FAP Acli: non è sempre facile tradurre le idee iniziali in una proposta concreta. Proprio per questo, non dimenticherò le due visite guidate alla mostra Storie dell’Impressionismo di dicembre e gennaio che hanno riscosso un discreto apprezzamento.
    Sono contento di essere approdato alle Acli perché l’ambiente amichevole e stimolante permette ad ognuno di noi volontari di proporre e realizzare ciò che è più affine alla propria sensibilità. Inoltre, il rapporto di fiducia e stima reciproca tra noi ragazzi del servizio civile non fa che agevolare e allietare le cose.

    Giovanni

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    IMPEGNO NEL SOCIALE, MA CHE SIA EFFETTIVO

    Quando ho deciso di fare il servizio civile, avevo appena finito l’università e avevo iniziato a lavorare, ma in un ambito che non era assolutamente quello per cui avevo studiato e che non mi soddisfaceva per niente. Dunque ho ripreso le redini del mio cammino e mi sono buttata a capofitto in questa esperienza, con la speranza di trovare uno spaccato di vita più gratificante e a me vicino. Ovvero: lavorare nell’ambito del sociale. È un’esperienza nuova, diversa da tutto ciò che avevo fatto prima: è cambiato l’ambiente “lavorativo”, sono cambiate le persone con cui collaboro e le mansioni che svolgo. Ora mi occupo di amministrazione di sostegno, sto studiando la contrattualistica delle assistenti familiari e stiamo organizzando un corso sul lavoro di cura domestico.
    Mi sto mettendo in gioco perché tutti i giorni cerco di imparare qualcosa in più rispetto al giorno precedente. Perché nell’arco dell’anno di servizio civile – ce l’hanno ripetuto dal primo giorno – non dobbiamo avere paura di sbagliare: e allora io cerco di averne il meno possibile, condividendo l’idea che la piena realizzazione di sé derivi dalla continua ricerca di migliorarsi.
    All’inizio non sono mancate le difficoltà per orientarsi all’interno delle Acli, una realtà effervescente e “ingarbugliata”. Con il passare delle settimane e grazie alla formazione, il senso di disorientamento se n’è andato, lasciando spazio alla consapevolezza del ruolo storico e sociale che le Acli rivestono. E noi – volontari in Servizio civile – con loro.

    Erica

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    NON SOLO UN INGRANAGGIO DEL SISTEMA

    Chi sceglie di impegnarsi nel servizio civile, sceglie di aggiungere al proprio bagaglio di conoscenze un'esperienza qualificante e spendibile nel corso della vita lavorativa. Quando ho presentato domanda di ammissione alla selezione, avevo chiaro il desiderio di conoscere e sperimentarmi in una realtà diversa dall'università, con la consapevolezza che alcune conoscenze apprese nel corso dei miei studi mi avrebbero aiutato ad entrare in relazione con il progetto scelto: “A fianco dei migranti”.
    In questa grande macchina burocratica che sono le Acli, non mi sento solo un ingranaggio, ma ho libertà di pensiero e di partecipazione. Infatti vivo in prima persona il progetto, offrendo supporto agli stranieri regolari che vivono in Italia: informazioni ben organizzate, che permettono di avviare le pratiche nel modo corretto e trovare una soluzione a tutti i principali problemi burocratici.
    Sono soddisfatto di questa nuova esperienza. Lavorare presso lo sportello immigrazione mi permette di sviluppare i miei interessi sul tema dell’immigrazione e dei diritti umani, e di apprendere nuove dinamiche lavorative. Consiglio caldamente questa esperienza a tutti i ragazzi: un’esperienza coinvolgente e ricca di sfide, che dà la possibilità di maturare, arricchirsi e mettersi costantemente in gioco. Personalmente, mi sento super-soddisfatto di quello che faccio. E tu cosa aspetti ad entrare nel grande mondo Acli?

    Jeferson

     

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    Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

    Giorgio La Pira