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Sfregio alla moschea: condanna delle Acli

    Sfregio alla moschea: condanna delle Acli

    SFREGIO ALLA MOSCHEA DI MONTEBELLUNA

    LE ACLI CONDANNANO IL GESTO: “SIAMO VICINI AGLI AMICI DI ATTAWASOL, RICONOSCENTI PER IL LAVORO CULTURALE E DI INTEGRAZIONE CHE STANNO PORTANDO AVANTI DA ANNI”

    Ferma condanna delle Acli di Treviso al gesto di odio e violenza di cui la moschea a Montebelluna e gli amici dell’associazione islamica Attawasol sono stati oggetto: una testa di maiale ancora sanguinante appesa nella notte di sabato alle porte delle sede in via Piave. I carabinieri stanno indagando sul fatto.

    “Si tratta di una azione vile perpetrata ai danni di una comunità che da tempo lavora per promuovere integrazione, convivenza civile e buon vivere tra tutti i cittadini – commenta Andrea Citron, presidente provinciale Acli -. Un gesto che colpisce in modo misero quanti si impegnano ogni giorno per il dialogo e la pace, con azioni concrete come i gruppi di auto mutuo aiuto, la distribuzione alimentare, le manifestazioni antiviolente, tutte promosse da Attawasol”.

    Anche le Acli di Treviso lavorano da tempo con questa associazione, di cui apprezzano il radicamento sul territorio, il lavoro culturale, l’impegno per l’integrazione.

    Il responsabile, Abdellah Ajouguim, è revisore dei conti dell’associazione aclista: “Ci siamo costituiti nel 2003 e da nove anni abbiamo questa sede operativa – spiega -. Siamo sorpresi dal fatto accaduto soprattutto perché noi abbiamo costruito tutta la nostra attività sull’idea di essere aperti al territorio e “buoni” cittadini. Così come abbiamo trovato noi le porte aperte quando siamo arrivati qui”.

    “Al di là di tutte le considerazioni politiche o religiose, penso sia crudele e barbaro questo gesto in sé. Spaventa la gente, i giovani a cui noi continuamente ribadiamo di perseguire la via della pace e del dialogo. Questo fatto rende la nostra azione più difficile”, anche considerando che, spesso in modo banale, è facile cadere in forme di violenza e radicalismo.

    “Auspichiamo – concludono Citron e Ajouguim – che le autorità riescano a far luce su quanto accaduto; che sia garantita a tutti i cittadini sicurezza e tranquillità; che questo episodio resti isolato e non intacchi il lungo ed articolato percorso di convivenza civile positiva e collaborazione proficua”.

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    Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

    Giorgio La Pira