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In fuga dalla Siria. Mostra interattiva a Cornuda

    In fuga dalla Siria. Mostra interattiva a Cornuda

    Se fossi costretto a lasciare il tuo paese, che cosa faresti?

    Mettersi nei panni dell’altro è la chiave per comprendere quello che sta succedendo oggi nel mondo e che, inevitabilmente, ci coinvolge anche nel nostro quotidiano.

    L'associazione di volontariato di Cornuda "Un ponte verso..." in collaborazione con diverse realtà locali tra cui il Circolo Acli di Cornuda ha organizzato ed aperto la mostra interattiva realizzata dall’associazione Granello di Senapa (RE).

    La mostra sarà aperta presso l’Oratorio di Cornuda da martedì 13 a venerdì 16 novembre su appuntamento, sabato 17 e domenica 18 novembre dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 20.30.
    Ingresso gratuito.

    Info e prenotazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - 338 6846064. 

    VERSO L'ALTRO SENZA PAURA.
    DIARIO DI UN'ESPERIENZA DI ACCOGLIENZA

    L’associazione “Un Ponte verso...” compie due anni!
    Due anni di grande lavoro e di grandi emozioni. Due anni di scoperte, fatiche e sorrisi.
    Due anni, due famiglie.

    Lo scopo dell’associazione è quello di guardare al mondo con gli occhi dell'accoglienza e della fratellanza, per sentirsi fratelli di ogni uomo perché figli di un unico Padre.
    Da più parti siamo circondati di immagini che ritraggono uomini e donne in fuga dalla guerra, genitori alla disperata ricerca di un futuro per i figli, giovani ammassati nelle stive dei barconi che chiedono una vita migliore.

    Da qualsiasi parte del mondo provengano si tratta di PERSONE.
    Persone, non numeri o generici movimenti migratori. Persone esattamente come noi. Persone alla ricerca di ciò che, troppo spesso, noi riteniamo un nostro diritto: la casa, il lavoro, la serenità... il futuro.
    Alcune famiglie di Cornuda hanno deciso di non rimanere semplici spettatori di questi eventi e hanno iniziato a chiedersi cosa si potesse fare nel piccolo di un paese di provincia. Con determinazione e anche un po' di incoscienza, mossi forse più dal cuore che dalla testa, è iniziato un progetto di accoglienza.

    Ci siamo appoggiati alla Comunità di Sant'Egidio e tramite i “corridoi umanitari”, nonostante le ostilità di tante persone e istituzioni, a dicembre 2016 è arrivata la prima famiglia dalla Siria: madre, padre e figlia sedicenne. Sono arrivati impauriti, frastornati, stanchi. Nei loro volti, la sera dell'arrivo a Cornuda, abbiamo davvero colto sofferenza e disperazione. Quella sera, noi, che ci sentivamo efficienti per aver allestito in poco tempo un appartamento e forti di aver messo in piedi una bella organizzazione, ci siamo “fatti piccoli”.

    La diversità della lingua e della cultura è certamente un grosso ostacolo e ci insegna che non dovremmo mai giudicare prima di aver cercato di conoscere e capire; ma il linguaggio universale delle lacrime e dei sorrisi ci ha aiutato a condividere. A piccoli passi abbiamo accompagnato questi amici nell’inserimento in una cultura e in un territorio completamente nuovi per loro. Ora possiamo dire che sono quasi autonomi, e loro sono molto orgogliosi di ciò.

    L’emergenza purtroppo non era finita e a maggio 2018 una seconda famiglia siriana è arrivata a Cornuda: madre e padre trentenni con due meravigliosi bambini di 3 e 5 anni. Tante volte ci siamo fermati a osservarli mentre giocano felici e li abbiamo immaginati nella paura di una guerra. Si, perché di guerra si tratta, dopo sette anni c’è ancora guerra in Siria. Ora stanno vivendo nella normalità della vita: scuola, asilo, lavoro, spesa, bollette da pagare, visite mediche... normalità insomma.

    A novembre è stata proposta alla cittadinanza una mostra interattiva dal titolo: “In fuga dalla Siria. Se fossi costretto a lasciare il tuo paese casa faresti?”
    Bella domanda...
    Nell'esperienza di molti noi ci sono magari brevi periodi di allontanamento dall'Italia per qualche viaggio di lavoro o vacanza, ma la fuga è una parola forte.

    La mostra ci ha permesso di tradurre questa parola in esperienza, emozione.
    La mostra ha dato l'opportunità ai visitatori di essere protagonisti di un viaggio: un viaggio in fuga dalla guerra e dalla distruzione, alla ricerca di pace e salvezza. Ciascuno ha potuto vestire, anche fisicamente, i panni di una persona costretta a lasciare la propria terra ed è stato chiamato a compiere delle scelte, che ricalcano reali esperienze dei profughi, per cercare di mettere in salvo se stessi e la propria famiglia.
    Immedesimarsi nella storia dell'altro, di colui che ci appare diverso e distante, aiuta ad eliminare le barriere, a superare le paure, a scoprire che, al di là della lingua diversa, i sentimenti sono gli stessi.
    Mettersi nei panni dell’altro è la chiave per comprendere, con umiltà e senza PAURA, quello che sta succedendo oggi nel mondo e che, inevitabilmente, ci coinvolge anche nel nostro quotidiano.

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    Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

    Giorgio La Pira