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Gli Armeni e il genocidio: incontro a Moriago il 16 marzo

Gli Armeni e il genocidio: incontro a Moriago il 16 marzo

Continua la riflessione sulle minoranze del Circolo Acli Quartier del Piave. Dopo la recente visita organizzata a Venezia sulle tracce degli albanesi, armeni, dalmati e greci della Serenissima, o la testimonianza nel 2017 del prof. Angelo Picot sull'esodo dei Giuliano-dalmati, quest'anno il circolo approfondisce il genocidio armeno.

Con questo episodio storico ci si riferisce alla grande persecuzione avvenuta durante la Prima guerra mondiale, tra il 1915 e il 1916, contro la popolazione cristiana dell'Armenia occidentale, vittima delle deportazioni e dello sterminio sistematico perpetrato dall'Impero ottomano, che causò circa 1,2 milioni di morti. Secondo lo storico polacco Raphael Lemkin (che ha coniato il termine genocidio) è stata la prima volta che uno Stato ha pianificato ed eseguito sistematicamente l'eliminazione fisica di un popolo.

Eppure ancora oggi la Turchia non riconosce ufficialmente il genocidio e riconduce questi massacri all’interno della Prima guerra mondiale, negando un piano specifico di sterminio. Uno sterminio che mirava a creare un Paese abitato soltanto da turchi, eliminando le minoranze presenti all'interno dell'Impero Ottomano, ma non che non è riuscito a cancellare una cultura millenaria, che si è diffusa e ha lasciato le sue tracce un po' in tutto il mondo. Anche nelle nostre vicinanze: basti pensare all'isola di San Lazzaro degli Armeni nella laguna veneziana, sede di un antico monastero ed ex lebbrosario della Serenissima.

L'appuntamento è venerdì 16 marzo alle ore 20.30, presso la sala della Biblioteca comunale di Moriago della Battaglia, con l'incontro pubbico "Gli Armeni e il genocidio". Interverrà il prof. Alberto Peratoner dell'Università di Padova, filosofo, docente della Facoltà teologica del Triveneto e amico della comunità armena.

    Servizio civile Acli nel Triveneto: 26 giovani in formazione a Camposampiero

    Servizio civile Acli nel Triveneto: 26 giovani in formazione a Camposampiero

    Sono 26 i volontari che da 3 mesi hanno iniziato il Servizio civilenelle Acli nel Triveneto. Dal 22 al 24 febbraio hanno l'opportunità di incontrarsi tutti insieme per la prima volta a Camposampiero (Padova), presso i Santuari Antoniani, per la formazione residenziale. Un appuntamento che da qualche anno vede unire le forze delle Acli provinciali di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige per garantire un momento importante di confronto a tutti i ragazzi e le ragazze impegnati nei progetti. Filo conduttore: come progettare e auto-promuovere se stessi e le proprie idee.

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    L'intreccio tra cittadinanza attiva e futuro personale

    Spesso sentiamo dire: “Dopo il servizio civile, mando qualche curriculum e aspetto che mi chiamino. Ho questa idee o mi piacerebbe fare qualcosa in un certo ambito insieme ad altri, oppure un'associazione. Ma non so bene come fare. Pensiamo che sia fondamentale affrontare e impegnarsi su questo punto,” spiega Alberto Meli, RLEA per le Acli di Trieste. Inevitabile che il servizio civile si colleghi anche al mondo del lavoro: nei curriculum questa esperienza di impegno e di cittadinanza attiva si nota e ha un certo peso.

    Come progettare nel sociale, come dare forma alle idee e "autopromuoversi" oppure “allenarsi” a vivere relazioni costruttive. Questi sono i temi al centro dei laboratori, che vedranno la partecipazione di Mauro Perotti, responsabile servizio civile Acli nazionali, Silvia Nejrotti, formatrice, Maso Laila, diplomata Isef dell'Us Acli di Padova. Oltre alla presentazione di alcuni esempi positivi dal territorio, raccontati da Denis Cagnin della Cooperativa TE.SO.RI. di San Giorgio in Bosco, e Cristiano Cozzolino, presidente della cooperativa Lybra di Trieste. Verrà trattato anche il nodo della riforma del Servizio civile e le possibilità di sviluppo per le Acli.

    "Cercheremo di lavorare con i ragazzi sull'auto-promozione," continua Alberto Meli. "Riteniamo importante nel corso di quest'anno dar loro degli strumenti e poi eventualmente accompagnarli in un percorso che li porti a costruire qualcosa di proprio, valorizzando le loro idee dal punto di vista associativo, aggregativo, o perché no, professionale. Inizieremo qui un percorso che poi proseguirà nei prossimi mesi nelle diverse province e magari con un altro momento a livello triveneto da fare nel corso dell'estate".

    Formazione "multi-regione": un confronto tra territori diversi

    Sociale, migranti, doposcuola, lotta contro lo spreco, diritti, sport, disabilità, e molto altro. I 25 volontari – 21 ragazzi e 5 ragazze dalle province di Padova, Treviso, Venezia, Rovigo, Verona, Trento, Trieste e Udine – hanno presentato chi sono e i progetti che fanno. L'invito è a scambiarsi le diverse esperienze, conoscersi, “contaminarsi”. È sempre uno stimolo vedere come si declinano le stesse attività in un altra provincia.

    "Si tratta di un momento di formazione generale che definirei 'speciale'," spiega Laura Vacilotto, RLEA per le Acli del Veneto. "Non capita spesso di avere la possibilità di confrontarsi con una trentina di giovani che svolgono il loro servizio in territori diversi su temi quali: la cittadinanza attiva, la mediazione dei conflitto o i giovani e l’intrapresa. Queste 3 giornate ci aiutano a riflettere sul senso e sul valore del Servizio civile nazionale, mettendo a confronto le diverse esperienze realizzate dai giovani in questi primi mesi di attività".

    "È importante sottolineare che realizzare la formazione generale in forma residenziale e multi-regione è una nostra scelta," sottolinea Laura Vacilotto. "Ci consente di mettere in luce il valore aggiunto di un confronto più ampio che supera i confini territoriali e del singolo ente. Il Servizio civile è un’esperienza che ha un valore per i giovani, per gli enti che accolgono e per lo Stato, e continuerà a generare valore nella misura in cui riusciremo a coinvolgere anche i ragazzi che non hanno ancora realizzato esperienze di questo tipo, e più in generale le nostre comunità".

    Riforma del Servizio civile: aggiornamento anche per gli Enti

    In contemporanea la tre giorni sarà un momento di incontro anche per i 6 RLEA (responsabili locali ente accreditato) e i 15 OLP (operatori locale di progetto) del Triveneto, che per tutto l'anno accompagnano i volontari nelle rispettive sedi Acli.

    "La scelta di organizzare un percorso formativo comune tra le realtà Acliste del Trentino, del Veneto e del Friuli Venezia Giulia rappresenta un’opportunità di confronto e crescita anche per chi è chiamato a ruoli di responsabilità sul Servizio civile nelle varie sedi," dice Joseph Valer, RLEA Acli Trentine. "In questo senso va la scelta di quest’anno di inserire anche un momento di aggiornamento per gli OLP e i RLEA, di fronte al modificarsi del quadro normativo nazionale e dell’idea stessa di Servizio civile volontario è infatti necessario e utile essere informati e aggiornati per affrontare al meglio la complessità ed essere all’altezza di seguire i volontari con preparazione, puntualità ed efficienza, oltre che per affrontare le sfide che l’immediato futuro pone davanti. Tutto questo senza dimenticare anche l’importanza di momenti di aggregazione, di socialità e di convivialità che fanno parte del nostro essere Associazione e rendono questi momenti più piacevoli e stimolanti per i giovani e non solo".

    Leggi anche: Le nostre volontarie si raccontano. Febbraio 2018

      Colf e discriminazione razziale: cosa accade a Treviso?

      Colf e discriminazione razziale: cosa accade a Treviso?

      Cosa succede quando le discriminazioni razziali si intrecciano ad un lavoro delicato, presente e necessario nelle nostre famiglie, ma che gli italiani non vogliono fare, come la colf e la badante? Le Acli – in rete con l'Osservatorio Regionale Antidiscriminazione e con gli operatori dell'associazione veronese “Le Fate” – hanno indagato il mondo dell'assistenza familiare a Treviso.

      Gli stranieri rappresentano circa l’80% del totale dei contratti attivati in Veneto nel 2016, e in gran parte sono donne (89%). Le discriminazioni nei loro confronti sono numerose, ma spesso taciute per paura di perdere il lavoro. Raccogliere le segnalazioni è invece fondamentale: discriminare è contro la legge ed è sanzionato.

      “Il mio datore di lavoro mi ha chiamata: 'terrorista musulmana', 'lasciala perdere quella extracomunitaria',” racconta K., del Marocco. Le testimonianze raccolte grazie al Circolo Acli Colf di Treviso raccontano che all'origine spesso c'è il colore della pelle, oppure la nazionalità e la religione, con tutti i pregiudizi che si trascinano dietro. Datori di lavoro che chiedono alla badante di fare spesa e pasti separati, sospettosi delle condizioni igieniche del paese di origine. “È penoso. Sono in Italia da 13 anni, sono laureata, ho lavorato in alberghi e vissuto a Parigi, dicevano che non ero capace di rifare il letto perché a casa nostra dormiamo nelle capanne: io sono una persona civile,” si sfoga K.

      “Quando accetti un lavoro, non devi sopportare tutto,” dice R., nigeriana. “Ci metto il cuore: se c'è comprensione, allora si crea una relazione costruttiva per entrambi, in cui anche il datore di lavoro e il malato ci guadagnano. Piuttosto rinuncio se non ci sono certe condizioni”. Il solo fatto di avere la pelle nera fa credere che si possa essere sfruttati più di altri. E nella realtà accade, conferma R.: “Ad un colloquio la famiglia mi ha detto: quando finisci qua, poi c'è la casa di mia figlia, gratis”. Per paura di perdere il lavoro, una potrebbe adattarsi. “Io me ne sono andata”.

      Oltre alle discriminazioni dirette ed esplicite, altre restano sottotraccia. Come per esempio la proposta votata a febbraio 2017 dal Consiglio regionale veneto, che nei nidi comunali dà priorità ai figli di chi vive o lavora in Veneto da almeno 15 anni: delibere che si ritorcono anche contro i cittadini italiani residenti solo da pochi anni. Oppure niente casa in affitto, anche se lavori e hai delle buone referenze: “Finalmente dopo un anno ho trovato un appartamento,” conferma K., “le agenzie immobiliari mi dicevano: 'No marocchini' e mi prendevano in giro”. O come il caso di un controllore che sui mezzi pubblici chiede il biglietto solo agli stranieri. “Anche in chiesa, al gesto della pace, qualcuno non ti dà la mano,” dice R., cattolica, che frequenta la propria parrocchia e canta nel coro.

      “La nazionalità fa spesso la differenza” agli occhi di chi cerca una badante, spiegano dagli uffici Acli che fanno intermediazione tra offerta e domanda di lavoro domestico. “C'è anche chi si presenta e vorrebbe trovare un'ucraina o una moldava di tot anni. Quando dovrebbero cercare delle competenze. Oppure di filippini disoccupati non ne trovi a Treviso. Anche questo è razzismo, frutto di stereotipi: nelle famiglie bene di Treviso 'fa chic' dire 'il mio filippino'”. Ed i fatti di cronaca o il dibattito pubblico influenzano la percezione, soprattutto delle persone più anziane, sole o malate. “Come fai a vivere diversamente se tutto il giorno guardi la TV e ti propinano certe cose,” ribadiscono dal Circolo Acli Colf. “Per un anziano la realtà esterna passa per la TV”.

      Come segnalare una discriminazione, se sei una vittima o un testimone

      L'Osservatorio Regionale Antidiscriminazione, presso Veneto Lavoro, supporta tutte le vittime di discriminazione razziale. Il numero 041 2919380 (insieme al numero verde dell'UNAR 800 90 10 10) è in grado di raccogliere segnalazioni e dare consigli su come intervenire, anche attivando procedure di mediazione e consulenza legale. Le segnalazioni possono essere fatte dalle vittime o da testimoni ed avvenire anche in modo anonimo.

      Per ragioni di riservatezza, abbiamo omesso i nomi delle persone che hanno raccontato la propria testimonianza.

        "Nessuna paura se il lavoro cambia". La settimana sociale di Vittorio Veneto

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        "Nessuna paura se il lavoro cambia". La settimana sociale di Vittorio Veneto

        La VI Settimana sociale diocesana di Vittorio Veneto si conclude con la serata sul tema "Il lavoro secondo papa Francesco", venerdì 9 febbraio alle 20.30: al cinema teatro Cristallo di Oderzo interverrà Marco Cagol, vicario episcopale della diocesi di Padova e responsabile della Commissione triveneta per la pastorale sociale e membro della Consulta nazionale di pastorale sociale presso la Cei.

        Il settimanale diocesano L'Azione ha raccolto quanto è emerso da questa settimana di riflessione su "Il lavoro che vogliamo".

        L'odore d’olio tipico della fabbrica, dell’officina, ha accolto i partecipanti alla prima serata della Settimana sociale diocesana, incentrata sul tema “Il lavoro che vogliamo”. È accaduto lunedì sera 5 febbraio nello stabilimento della Keyline spa, nel cuore della grande zona industriale di Conegliano-Vittorio Veneto, appena qualche ora dopo la fine della giornata lavorativa. Una scelta in linea con la celebre esortazione di papa Francesco ad “essere pastori con l’odore delle pecore”.

        Immaginando che, anziché l’odore della fabbrica, si sarebbe potuto respirare e condividere l’odore di una stalla o quello della malta. E la scelta si è rivelata efficace anche per far “atterrare” tra i credenti della diocesi vittoriese i contenuti della Settimana sociale italiana di Cagliari, nell’ottobre scorso, insieme all’atteggiamento e il metodo emersi in quell’occasione, propositiva e orientata a promuovere le buone pratiche. 

        Il quesito scelto come tema della serata – “Quale lavoro?” – è il grande dilemma su cui si sta interrogando l’intera società, con la paura che la crisi e le nuove tecnologie lascino tanti senza un’occupazione. (…) Dallo stabilimento della Keyline è venuta una disamina realistica – a tratti anche impietosa – dei limiti che rendono critica la situazione del mercato del lavoro in Italia, in particolare riguardo al mondo giovanile. 

        Riguardo l’alto tasso di disoccupazione giovanile Francesco Seghezzi, direttore della fondazione Adapt, ha elencato alcune ragioni: c’è un problema di formazione adeguata, con lo scollamento tra la preparazione scolastica – anche per chi è arrivato alla laurea – e il mondo del lavoro; c’è una non disponibilità ad accettare il mondo del lavoro, con i suoi ritmi, orari, fatiche; e da parte della famiglia c’è una tendenza a “proteggere” i giovani.

        Mariacristina Gribaudi, amministratrice unica dell’azienda ospitante, non è riuscita, nell’esordire sul tema, a trattenere il tono della voce nell’affermare che «bisogna pagare le donne come gli uomini!»; e che «all’estero c’è un esercito silenzioso di giovani che vogliono tornare!». E lei di figli ne ha ben sei. Ed ha fornito alcuni esempi concreti di quel che può fare un’impresa dove «prima vengono le persone, dopo la fabbrica»: andare incontro ai bisogni dei dipendenti con servizi come l’asilo nido o altri («il welfare aziendale è un guadagno»); l’accompagnamento di ogni giovane lavoratore da parte di un collega più anziano; incontri di tutta la fabbrica con cadenza bimestrale «per un confronto su dove stiamo andando» in modo che ci sia trasparenza e condivisione da parte di tutti; l’apertura dell’azienda al territorio; l’apertura sistematica della fabbrica a visite di scolaresche, in modo che i ragazzi scoprano questo mondo. (…)

        Marco Bentivogli, segretario nazionale della Fim-Cisl, è andato al cuore della questione dell’avvento dell’Industria 4.0: «Quella della fine del lavoro è una fake-news. Non è vero niente. Anzi! È la poca tecnologia che distrugge le opportunità di lavoro. Siamo un Paese “tecnofobo”, che ha paura dei cambiamenti e delle nuove tecnologie. Per me, invece la tecnologia è un alleato dell’umanizzazione del lavoro, perché può evitare ai lavoratori mansioni pesanti o pericolose. La vera sfida è che la trasformazione non lasci scarti». (…)

        L'articolo integrale di Franco Pozzebon è stato pubblicato sul settimanale diocesano L'Azione (nr. 6 – 11 febbraio 2018, pagina 5). Puoi scaricarlo in fondo a questa pagina.

          Carnevale 2018: Crostolata al Circolo di Giavera il 10 febbraio

          Carnevale 2018: Crostolata al Circolo di Giavera il 10 febbraio

          Sabato 10 febbraio alle ore 16.30 il Circolo ricreativo anziani dà appuntamento per la "Crostolata" di Carnevale 2018, organizzata dai volontari presso la sede del circolo in via Schiavonesca 154 a Giavera del Montello.

          Sarà un'occasione per inaugurare il nuovo anno associativo e trascorrere insieme un momento conviviale. Prima della Crostolata alle 15.30 è fissata l'assemblea dei soci del circolo.

            Mai più fascismi: la raccolta firme e la petizione

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            Mai più fascismi: la raccolta firme e la petizione

            Nel web e nella realtà crescono forze che promuovono ideali in contrasto con i valori democratici del Paese. Anche le Acli nazionali insieme a sindacati, associazioni e partiti lanciano una raccolta firme per dire "Mai più fascismi".

            Cultura e rispetto delle leggi. Sono questi i due antidoti contro il proliferare di atteggiamenti e parole fasciste in Italia e in Europa. Per estirpare qualsiasi forma di ritorno al passato, 23 firmatari tra associazioni, sindacati e partiti politici hanno lanciato l’appello "Mai più fascismi", presentato a Roma il 1° febbraio. Dalla sua pubblicazione online l’appello ha raccolto oltre 40.000 firme.

            "I segnali che riceviamo dall’Italia e dall’Europa sono preoccupanti," ha detto Roberto Rossini, presidente nazionale Acli. "Vediamo davanti a noi il ritorno all’uso della parola razza, sospetti sui sindacati e sulle ong, semplificazioni e imbarbarimenti del linguaggio politico, il ritorno a un pensiero che chiude. Sono tutti fatti che collegano il passato al presente e che solo facendo memoria del passato possiamo governare. Solo con una conoscenza forte del passato e dei nostri valori democratici i giovani possono riscoprire il tema politico e perpetuare un’idea di Stato e della politica conforme alla Costituzione".

            Tra i tanti segnali, Rossini ha evidenziato anche la recente legge polacca che punisce con la reclusione chi parla di complicità dei polacchi con l’Olocausto.

            Dentro i nostri confini, nessuno sottovaluta la presenza di forze politiche che si ispirano al fascismo e che andrebbero denunciate e fermate nella loro corsa elettorale perché diffondono il virus della violenza, della discriminazione, dell’odio del diverso, del razzismo e della xenofobia.

            "La rinascita dei fascismo," ha detto don Luigi Ciotti, presidente di Libera, "non è un fatto di folklore, è un fatto reale che nasce dalla povertà culturale e materiale del nostro Paese. Dove dominano le logiche economiche e le disuguaglianze hanno gioco facile i discorsi demagogici".

            "Non possiamo dimenticare," ha aggiunto il sacerdote, "che in Italia abbiamo sei milioni di analfabeti di ritorno, che abbiamo un tasso di abbandono scolastico del 13,8%, che milioni di persone vivono in povertà materiale e culturale e i ragazzini imitano i boss mafiosi. Sono segnali che indicano che il processo di liberazione in Italia non è terminato".

            Il problema della rinascita dei fascismi non è però la mancanza di leggi. In Italia c’è la legge Scelba del 1952 e la legge Mancino del 1993. La Costituzione stessa vieta il ricostituirsi del partito fascista.

            Il problema, come ha sottolineato Antonio Pansella, direttore del Museo della Liberazione, "è che bisogna insistere perché si denunci chi viola le leggi. Senza denunce non si può procedere a scioglimento di queste forze politiche. Bisogna denunciare per avere la sentenza".

            "Il nostro appello," ha aggiunto Carla Nespolo, presidente nazionale Anpi, "chiede alle istituzioni la necessaria severità nell’applicare le norme che ci sono. Formazioni politiche che non portano nel loro nome la parola fascismo ma che tali sono, vanno perseguite e impedite di agire. Le associazioni fasciste e naziste devono essere sciolte perché l’Italia nata dalla resistenza non lo può tollerare".

            Secondo Susanna Camusso, segretario generale Cgil, la ricomparsa del fascismo dipende dal fatto che "si sono sdoganate cose che non si dovevano sdoganare", ma se un ampio coordinamento di associazioni, sindacati e partiti ha deciso di dedicare del tempo per promuovere questo manifesto vuol dire che in Italia c’è un’urgenza da affrontare perché minaccia la democrazia.

            "Con il nostro appello," ha detto ancora la sindacalista, "puntiamo alla ricostruzione di una coscienza. Il nostro Paese non ha fatto fino in fondo i conti con la nostra storia. Vogliamo fare di questo appello un punto di partecipazione, di relazione, per fare memoria, per riempire il vuoto lasciato nelle periferie dalla politica".

            Leggi l’appello

            Firma l’appello

            Fonte: Acli.it

              Premio alla nascita esteso a tutte le mamme

              Premio alla nascita esteso a tutte le mamme

              La legge di bilancio del 2017 ha istituito dal 1° gennaio 2017 un contributo economico di 800 euro che può essere richiesto dalla futura mamma una volta compiuto il settimo mese di gravidanza o al momento dell’adozione del minore.

              La norma istitutiva non ha previsto altre particolari condizioni, né di carattere reddituale o di bisogno né condizioni relative alla nazionalità della richiedente e, neppure, ha rimandato ad alcun decreto attuativo la definizione dei requisiti.

              Ciononostante l’Inps nel diramare le circolari applicative e nel predisporre la procedura telematica aveva previsto che il contributo dovesse essere riservato alle sole madri residenti in Italia che fossero: cittadine italiane; cittadine comunitarie; cittadine non comunitarie in possesso dello status di rifugiato politico e protezione sussidiaria; cittadine non comunitarie, ma solo se in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo; oppure cittadine non comunitarie in possesso di una delle carte di soggiorno per familiari di cittadini UE previste dal Dlgs n. 30/2007.

              Rimanevano escluse le cittadine non comunitarie titolari di un ordinario permesso di soggiorno. L’atteggiamento dell’INPS è stato dichiarato illegittimo dal Tribunale di Milano, perché discriminatorio sul piano del diritto comunitario e contrario al diritto interno.

              Con una semplice circolare l’Ente non può sostituirsi al legislatore introducendo requisiti molto più stringenti. Il Giudice ha così ordinato all’Inps di eliminare la condotta discriminatoria attraverso l’estensione del “premio alla nascita” a tutte le future madri regolarmente presenti in Italia che si trovino nelle condizioni di legge.

              L’INPS ha interessato i Ministeri vigilanti e la Presidenza del Consiglio dei Ministri e sta predisponendo i necessari interventi sulle procedure telematiche.

              Ricordiamo che presso gli sportelli del Patronato Acli è possibile inoltrare le domanda di “premio alla nascita”.

              Fonte: Patronato Acli

                Elezioni politiche 2018: incontro di approfondimento il 23 febbraio

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                Elezioni politiche 2018: incontro di approfondimento il 23 febbraio

                Il conto alla rovescia per le elezioni è iniziato. Mancano poche settimane al voto del 4 marzo e le cronache raccontano minuto per minuto questa fase convulsa, con scontri e polemiche. Con quali prospettive leggere ciò che sta accadendo, e soprattutto cosa si può prevedibilmente dire sugli scenari del dopo voto? L’appuntamento elettorale, del resto, è decisivo per il futuro del nostro Paese. Per ciò le Acli tracciano una mappa di idee e proposte da sottoporre alla politica.

                La sede regionale organizza un incontro pubblico di approfondimento venerdì 23 febbraio alle ore 20.30, nell'aula magna di Enaip Veneto (via Ansuino da Forlì 64/A Padova) con il prof. Marco Almagisti, docente di scienza politica all'Università di Padova.

                Scarica il volantino con tutte le informazioni, in fondo a questa pagina.

                  Contro le discriminazioni: percorso di formazione per dipendenti pubblici

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                  Contro le discriminazioni: percorso di formazione per dipendenti pubblici

                  I dati, ma anche la prassi comune, collocano il Veneto al sesto posto per numero di segnalazioni di discriminazione ritenute pertinenti, e fanno emergere il bisogno di approfondimento e conoscenza del fenomeno migratorio dal punto di vista giuridico, della mediazione culturale, della prassi sociale. 

                  Attraverso il progetto RECORD, l’Osservatorio Regionale Antidiscriminazione ha incaricato la Rete Territoriale – di cui le Acli fanno parte – di realizzare percorsi di qualificazione di 4 ore ciascuno, rivolti ai dipendenti della Pubblica amministrazione. 

                  A Treviso sarà organizzato un percorso, con l’obiettivo di favorire l’aggiornamento sulle conoscenze in materia di discriminazione, oltre a diffondere strumenti di facilitazione adeguati per svolgere il proprio lavoro con un’utenza sempre diversa e in un contesto sociale in continuo mutamento.

                  Il corso si terrà il 26 febbraio, dalle 14.30 alle 18.30, presso le aule del Centro don Ernesto Bordignon (via Bassano 16, Castelfranco Veneto).
                  L’evento formativo è in fase di accreditamento presso l’Ordine Assistenti Sociali del Veneto. 
                  Scadenza per le adesioni: 19 febbraio 2018. 

                  Programma  

                  Migrazioni e discriminazione, con Laura Vacilotto, presidente provinciale Acli Treviso.

                  Approfondimento legislativo, con Silvia Gottardo, responsabile Servizio Immigrati Patronato Acli Treviso.

                  Gestione dei conflitti e mediazione sociale, con Stefano Bravin e Luca Piazzi, Ipsia Acli.

                  Scarica il volantino con i dettagli e la scheda di iscrizione in fondo a questa pagina.

                  Per informazioni

                  Acli provinciali di Treviso
                  Segreteria tel. 0422 56340, 0422 1836144
                  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

                   

                    Il lavoro che vogliamo. XV Settimana sociale della Diocesi di Vittorio Veneto

                    • Pubblicato inAcli
                    Il lavoro che vogliamo. XV Settimana sociale della Diocesi di Vittorio Veneto

                    Comincia lunedì 5 febbraio la XV Settimana sociale della Diocesi di Vittorio Veneto che per tre sere si concentrerà sul tema "Il lavoro che vogliamo".

                    Dopo la celebrazione della Settimana Sociale nazionale a Cagliari (ottobre 2017), il tema viene ora ripreso in diocesi, arricchito della riflessione maturata in questi mesi. Tre serate dal 5 al 9 febbraio per dare un volto al "lavoro che vogliamo" perché sia autenticamente umano e caratterizzato da un'etica davvero evangelica. Dalle sfide rappresentate dall'impresa 4.0, attraverso le proposte di buone pratiche e buone relazioni, il percorso vuole offrire spazi di confronto per trovare insieme vie nuove capaci di dare concretezza al desiderio che tutti possano godere di un lavoro "libero, creativo, partecipativo, solidale".

                    In contemporanea, uno specifico progetto per gli studenti è attivato nelle sedi degli Istituti Superiori di Conegliano e Sacile, sul tema dell'alternanza scuola-lavoro.

                    Per ulteriori informazioni è possibile consultare la pagina dedicata all'evento, oppure scrivere all'Ufficio di pastorale sociale.

                    Lunedì 5 febbraio 2018,
                    nella Z.I. Conegliano/Vittorio Veneto, c/o Keyline SpA, via C. Bianchi 2
                    Quale lavoro? Impresa 4.0: sfide e opportunità
                    Tavola rotonda con Francesco Seghezzi (fondazione ADAPT), Marco Bentivogli (segretario generale FIM - CISL) e Mariacristina Gribaudi (Keyline S.p.A.).
                    Modera l'incontro Franco Pozzebon (settimanale diocesano L'Azione).

                    Mercoledì 7 febbraio 2018, a Pieve di Soligo, al Teatro-Cinema Careni
                    L’Italia oltre il declino. Cause e proposte per un cambiamento possibile
                    Interviene il prof. Leonardo Becchetti, docente di Economia politica presso l'Università di Tor Vergata - Roma
                     
                    Venerdì 9 febbraio 2018, a Oderzo, al Teatro Cristallo
                    Il lavoro secondo papa Francesco. Libero, creativo, partecipativo, solidale
                    Interviene padre Francesco Occhetta, gesuita, caporedattore de La Civiltà Cattolica.
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                      Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

                      Giorgio La Pira