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Terapia e umanità nella formazione dei medici

Terapia e umanità nella formazione dei medici

Ascolto, accompagnamento, empatia, nel percorso di studio per i medici di domani. La sfida passa per l’Università statale di Milano.

«Quale giorno vorreste cancellare dalla vostra vita?», hanno chiesto ai malati di un ospedale londinese. Quello della diagnosi infausta, è stata la prima risposta. Un verdetto di tumore, per esempio, è una fucilata che piega le gambe.

La malattia, così come anche l'anzianità, non porta via emozioni e sentimenti: il medico può gettare un ponte tra l’imbarazzato silenzio del paziente e il benefico rumore dell’esistenza.

Come dev’essere questo medico?
Può: «Sostituire la parola paziente con la parola persona».

Dopo anni di false partenze e slogan sui «malati al centro» o «protagonisti della propria malattia», ripetuti ad ogni congresso medico, oggi si può parlare di un nuovo inizio per la formazione del medico.

Con il dipartimento di Oncologia, inaugurato martedì scorso dall’Università statale di Milano, che mette insieme Istituto dei tumori, Ieo, San Paolo, Policlinico e Niguarda in un grande polo della ricerca, debutta una nuova materia di insegnamento, sottostimata per anni nelle scuole di medicina: l’umanità.

Finalmente il cittadino malato, così come l'anziano, diventano materia di studio al pari dell’anatomia e dell’informatica; finalmente nelle facoltà arriva una lezione fondamentale per chi crede nell’alleanza tra medico e paziente: la medicina della persona.

Una scuola dove si studia e si verifica sul letto del malato con l’umiltà dell’ascolto e la forza della comprensione. Guarda a loro, ma soprattutto alla medicina etica, il patto con il paziente, la presa in carico della persona malata nella sua interezza.

Per saperlo occorre che l’arte medica sia nutrita da componenti psicologiche, filosofiche, etiche ed empatiche. Si possono insegnare? Alcune sì, altre si possono certamente imparare, prendendo esempio dai volontari, cominciando a dire che il tempo dell’ascolto è tempo di cura, parlando del male per razionalizzarlo e poi, insieme, combatterlo meglio.

Capire la sofferenza, offrire al malato un punto al quale aggrapparsi, avviare la ristrutturazione di una vita, fa parte di un percorso che non è solo di studio: è una sfida sociale e umana. Le facoltà di medicina per anni si sono occupate più delle nozioni da fornire gli studenti che dell’uso da fare di queste nozioni.

«Oggi è facile togliere un nodulo al seno, ma è difficile toglierlo dalla mente», ripete Veronesi. La nuova oncologia della statale si occuperà anche di questo.

Anche per la persona anziana e/o malata questa modalità di approcciarsi è sicuramente parte importante di qualsiasi terapia. Curare la relazione, mettere al centro l'ascolto e la vicinanza con la diretta sincera partecipazione alle attività di vita come a quelle terapeutiche ed assistenziali diventano parte fondamentale di una vera appropriata terapia.

Franco Bernardi
Segretario provinciale Fap Acli Treviso

 

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