Lungo la Balkan Route. Il 10 ottobre incontro con Ipsia e Silvia Maraone
Dal 2017 al 2018 il numero di migranti registrati nei Balcani occidentali è quintuplicato, superando quota 61.000. Dall'inizio dell'anno più di 21mila persone sono transitate solo in Bosnia Erzegovina, di cui almeno 5 mila si trovano bloccate a ridosso del confine croato, arrivando ad allestire un accampamento persino in un'ex discarica. Violenze sistematiche e respingimenti illegali da parte della polizia croata sono segnalati da più organizzazioni umanitarie e internazionali.
Basterebbero questi dati, da soli, per riaccendere l'attenzione sulla cosiddetta Balkan Route, una situazione molto spesso ignorata o sconosciuta al di qua dell'Adriatico.
Una testimonianza diretta
Parliamo della "rotta balcanica" percorsa da centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini richiedenti asilo, provenienti da paesi come Siria, Iraq, Afghanistan e Pakistan, che attraversano il mare tra la Turchia e la Grecia e iniziano a risalire a piedi i Balcani per raggiungere l'Unione europea.
L'Ong delle Acli Ipsia, in collaborazione con le Acli di Treviso, nell'ambito del progetto "Giovani: nuovi narratori e attori della cooperazione allo sviluppo" – finanziato dall'Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo (Aics) e promosso da 29 organizzazioni della società civile italiane in 69 province di tutta Italia – organizza un incontro per approfondire gli sviluppi di questa emergenza migratoria con Silvia Maraone, cooperante e coordinatrice degli interventi lungo la Balkan Route per Ipsia.
L'esperienza del "Social Cafè" in Serbia e Bosnia
Dal 2017 Ipsia è attiva lungo la Balkan Route, con un'attenzione particolare alle persone più vulnerabili, donne, minori non accompagnati, bloccati nel limbo dei centri di accoglienza. Organizza programmi di sostegno psico-sociale a Bihać (Bosnia Erzegovina) e Bogovadja (Serbia) e si attiva come soggetto di collegamento tra i bisogni dei migranti e istituzioni come OIM, UNHCR, Croce Rossa.
Oltre a coordinare, insieme a Caritas, l'arrivo dall'Italia di volontari per promuovere attività di animazione tradizionale e sportiva, IPSIA ha aperto due spazi di socializzazione e aggregazione per i richiedenti asilo all'interno dei campi: un "Social Cafè" dove distribuire caffè e tè, ma non solo. "Questo intervento è assolutamente importante per mantenere la loro dignità" spiega Silvia Maraone. "Non si tratta di dare una tazza di tè, ma di riconoscere gli individui come persone".
Questa iniziativa aderisce alla campagna nazionale #IoAccolgo.
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