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Esattamente sei mesi fa ci stavamo domandando come sarebbe stato il servizio civile, ed ora eccoci qua a metà del nostro percorso.

Prima di iniziare non sapevamo bene cosa aspettarci; certo, avevamo letto i nostri progetti, l’uno sull’associazionismo dei migranti e l’altro sul patto intergenerazionale, cercando di informarci al meglio su tutto ciò che riguardasse il servizio civile, ma è chiaro che per capire certe esperienze è necessario viverle in prima persona.

Vista la diversità dei nostri percorsi precedenti, questa nuova esperienza ci sembrava da un lato una buona opportunità per inserirci nel mondo del lavoro dopo anni di studio e dall’altro un nuovo settore in cui sperimentare le competenze umane e professionali già maturate.

Questi mesi sono passati molto in fretta, tanto che ci sorprende vedere quante persone abbiamo conosciuto e quante cose abbiamo imparato, utili non solo nel lavoro, ma anche nella vita e per il futuro.

Ciò che più apprezziamo è l’opportunità di metterci costantemente in gioco, sotto diversi aspetti e in ambiti differenti, senza nascondere alcune difficoltà. Tuttavia sono proprio le difficoltà che ci permettono di vedere e di capire i nostri limiti e le nostre potenzialità. Di sicuro gli strumenti per migliorarci non mancano: il contatto con la vita delle associazioni e dei servizi che caratterizzano le Acli, con gli operatori del patronato e soprattutto con il pubblico, continuano ad offrirci formazione, consigli e spunti davvero utili per la nostra crescita professionale e personale.

Ci attendono altri sei mesi di servizio civile e siamo certe che saranno ricchi e intensi come i precedenti, noia e monotonia non troveranno molto spazio!

Antonella Casarin, Martina Zorzetto, dicembre 2012

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Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

Giorgio La Pira