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Relazionarsi con il diverso: viaggio attraverso disabilità e pregiudizi

    Relazionarsi con il diverso: viaggio attraverso disabilità e pregiudizi

    “È un’occasione ricca, una possibilità unica di entrare in relazione con il mondo della scuola e della disabilità” attraverso la mediazione del lavoro. Martedì 29 maggio a Montebelluna Laura Vacilotto, presidente provinciale delle Acli, ha aperto così l'incontro “Relazionarsi con il diverso. Oltre i pregiudizi”.

    Questa tavola rotonda non è che il momento finale di un percorso, un'occasione di dialogo tra studenti e professori, con i centri per disabili che li hanno accolti e con la giornalista Alessia Bottone, autrice di documentari sulle barriere architettoniche e la disabilità visiva.

    Salutato con favore dagli assessori Dino Bottin e Claudio Borgia del Comune di Montebelluna, il lavoro di questi mesi è stato premiato anche con un piccolo dono per le scuole, realizzato proprio dagli utenti dei centri.

    Il progetto “RelAzionarsi con il diVerso”

    Quasi 500 ragazzi e ragazze tra marzo e maggio hanno partecipato al progetto “RelAzionarsi con il diVerso”, promosso dalle Acli provinciali di Treviso in collaborazione con gli istituti superiori Einaudi Scarpa e Levi di Montebelluna e 26 centri per disabili del territorio.

    Ventuno classi hanno affrontato un percorso in aula con gli operatori delle Acli, prima di vivere una giornata di conoscenza e volontariato all'interno di uno delle strutture, a stretto contatto con gli utenti e gli operatori dei centri lavoro guidato, dei CEOD e dei CERD coinvolti.

    Gli studenti hanno partecipato alle attività lavorative, svolgendo i laboratori manuali e i compiti quotidiani insieme agli ospiti, e assistendo anche ad alcune attività fisiche previste per la riabilitazione. Dopo questa esperienza, alcuni di loro hanno autonomamente preso contatto con i centri in cui sono stati per proseguire l’esperienza svolgendo volontariato durante l'estate.

    A confronto con gli stereotipi

    La giornalista veronese Alessia Bottone, impegnata da anni sui temi della disabilità, ha partecipato alla tavola rotonda per approfondire quei pregiudizi che i progetti come “RelAzionarsi con il diVerso” si impegnano a smontare.

    Nel 2017 Alessia Bottone ha passeggiato con una telecamera nascosta nel centro di Verona insieme alla collega Valentina Bazzani, in sedia a rotelle da quando aveva 12 anni. “Volevamo sperimentare e testimoniare come fosse quasi impossibile trascorrere un normale sabato pomeriggio di shopping a causa delle barriere architettoniche”.

    Dopo aver documentato tutto questo in Vorrei ma non posso, Alessia ha appena concluso il docufilm Ritratti in controluce: un viaggio attraverso l'Italia per affrontare i pregiudizi sulle capacità lavorative delle persone con disabilità visiva.

    “Entro sempre in punta di piedi in queste storie: mi occupo da una vita di sociale, ma io non vivo queste situazioni sulla mia pelle”. Nell'incontro con la disabilità è fondamentale "guardare a quello che una persona sa fare, non a quello che non ha". 

    Uno stereotipo di cui anche i ragazzi dell'Einaudi Scarpa e del Levi si sono resi conto: "Una volta entrato nel centro, il diverso ero io", racconta uno di loro.

    “Non ci sono differenze che non ti permettano di collaborare”

    Il valore di questa esperienza è riconosciuto dagli studenti stessi nelle loro testimonianze. Gli operatori dei centri sottolineano come sia positivo tanto per i ragazzi, che vivono da vicino una realtà spesso distante, quanto per i loro utenti, che sperimentano con curiosità e grande affetto l'arrivo di nuove persone.

    “Bisogna passare da esperienze educativi forti, oltre la superficialità e i primi imbarazzi,” ne è convinto il professore Gianpiero De Bortoli, referente dell'istituto Einaudi. “Ciò che per noi è banale, per altri è una difficoltà enorme. Ti insegna nuove emozioni e nuovi modi di comunicare,” si legge nelle testimonianze degli studenti, colpiti dall'accoglienza calorosa. “Non ci sono differenze che non ti permettano di collaborare”.

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    Una famiglia deve avere una casa dove abitare, una fabbrica dove lavorare, una scuola dove crescere i figli, un ospedale dove curarsi e una chiesa dove pregare il proprio Dio

    Giorgio La Pira