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Gli orti domestici, un "atto rivoluzionario". Incontro sull'ambiente con Mercalli

Gli orti domestici, un "atto rivoluzionario". Incontro sull'ambiente con Mercalli

Luca Mercalli, meteorologo, divulgatore scientifico e climatologo italiano, arriva a Ponte di Piave il 15 novembre per un incontro pubblico dal titolo "Il mio orto tra cielo e terra", organizzato dal Comune di Ponte di Piave in collaborazione con le Acli del Veneto e di Treviso. 

La serata si propone di approfondire con una voce autorevole lo sviluppo sostenibile in tema ambientale e cambiamento climatico. Quali sono le soluzioni per attenuare ciò che sembra attenderci in futuro? Mercalli ci racconta una delle sue scelte: coltivare un orto domestico, un'azione concreta, quotidiana, che tutela la salute dell'ambiente e di chi lo vive.

Per introdurre questa riflessione, pubblichiamo il commento di Andrea Citron, presidente regionale delle Acli del Veneto, che modererà la serata.

Cambiamento climatico, un impegno di tutti

I cambiamenti climatici si manifestano già oggi in tutta la loro forza distruttiva: risulta arduo riuscire a negarlo e mettono a serio rischio la vita di persone, specie ed ecosistemi. Già nel 2013 l'Internal Displacement Monitoring Center evidenziava che l'anno prima erano 32,4 milioni le persone nel mondo costrette ad abbandonare la propria terra a causa di disastri naturali. Mentre l'Alto commissariato dell'ONU per i rifugiati stima che entro il 2050 saranno 200 milioni coloro che migreranno per ragioni climatiche. In particolare, in molti luoghi del nostro pianeta aumenteranno le difficoltà per accedere all'acqua potabile e contemporaneamente si ridurrà la produzione agricola e la sicurezza alimentare. Tutto ciò porterà ad un aggravamento delle condizioni di povertà, già esistenti, e sarà la causa di nuovi conflitti armati e altre migrazioni.

I cambiamenti del clima sono una delle maggiori emergenze del tempo che viviamo. L'aumento nella frequenza e nell'intensità dei fenomeni climatici coinvolge gran parte dei luoghi di questo Pianeta, con danni sempre più rilevanti. In Italia lo abbiamo visto l'ultima estate con una gravissima siccità, incendi che hanno bruciato e distrutto 120mila ettari di terreno. E ancora con calamità come l'alluvione di Livorno a settembre 2017, che ha provocato la morte di 8 persone. Nel nostro Paese questa "contabilità" dell'impatto prodotto dai fenomeni atmosferici estremi ha assunto una dimensione davvero preoccupante.

Nessuno escluso

L'impegno a contrastare i cambiamenti climatici, per essere efficace, ha bisogno di azioni su ogni dimensione della vita umana e produttiva. E ha bisogno dell'impegno di tutti, come ben evidenziato da Papa Francesco nell'enciclica Laudato si', dove chiama ciascun uomo di questa terra alla difesa della nostra casa comune. Serve agire insieme, agire in fretta e in modo efficace se vogliamo che i nostri figli, i nostri nipoti possano vivere la terra in condizioni non troppo peggiori di quelle che abbiamo ereditato noi, evitando di consegnare loro un mondo con una dote di guasti e malanni irreversibili.

E' importante che ognuno si senta responsabilizzato nel suo piccolo, nel suo vivere quotidiano, a lottare contro la crisi ambientale in atto. Anche con piccoli gesti, con minimi accorgimenti possiamo contribuire a preservare la salute del pianeta, così come quella degli individui che lo abitano.

L'incontro con Luca Mercalli

E' un po' quello che scrive nel suo libro, Il mio orto tra cielo e terra, il climatologo Luca Mercalli (che il 15 novembre sarà ospite dell'incontro organizzato dal Comune di Ponte di Piave con le Acli). Anche una scelta semplice, concreta e quotidiana come coltivare un orto domestico, può diventare un'azione forte di resistenza contro l'inquinamento e per la tutela della salute, dell'ambiente e di tutti noi che lo abitiamo. La sostenibilità ambientale non va pretesa solo dai "grandi della terra", ma va praticata in primis da ciascuno di noi in ogni luogo di questo pianeta.

Mercalli ci spiega come sia possibile coltivare un pezzetto di terra senza ricorrere ai dannosi fitofarmaci, nel pieno rispetto della biosfera, dimostrandoci come ogni persona, con i mezzi in suo possesso, possa concretamente impegnarsi ogni giorno senza sforzi eccessivi per la tutela della terra e quindi della propria qualità di vita. Scelte semplici ma incredibilmente importanti per chi ha un orto, per esempio: produrre compost sfruttando ogni minimo residuo di cucina e recuperando questo prezioso alimento per i vegetali da sfalci e potature del verde; o evitare inutili e dannose combustioni a cielo aperto quando le ramaglie sono ancora verdi e magari intrise di pesticidi, con tanto di dense fumate che peggiorano la già pessima qualità dell'aria che respiriamo.

Gli orti domestici: un "atto rivoluzionario"

Fare un orto è un atto rivoluzionario in quanto difende il suolo non solo dal suo degrado, ma pure dal peggior flagello della cementificazione, che ne determina la distruzione permanente. In Italia si continua a "consumare" suolo al ritmo di 4 metri quadri al secondo, come evidenziato dal Rapporto ISPRA (2016), da dove si evince che in totale il 7% del territorio nazionale è impermeabilizzato.

L'impermeabilizzazione del suolo comporta un rischio accresciuto di inondazioni e di scarsità idrica, contribuisce al riscaldamento globale, minaccia la biodiversità e suscita particolare preoccupazione allorché vengono ad essere ricoperti terreni agricoli fertili, resi non più produttivi. E mentre i paesi industrializzati asfaltano e cementificano il loro territorio interno, vanno poi all'esterno a caccia di terra fertile per la loro sicurezza alimentare. Capite quindi come chi sceglie di fare un orto difenda un pezzo, piccolo quanto volete, ma assolutamente reale di pianeta terra.

Ambiente significa innovazione

Infine è importante riconoscere che combattere il degrado ambientale e i cambiamenti climatici risulta essere anche una risposta significativa alla crisi occupazionale e un contributo importante all'innovazione del nostro Paese. Come dimostra anche il tessuto economico del trevigiano: nel 2017 la green economy  ha portato nella Marca 6.160 posti di lavoro. Posizioni professionali che si sono aperte grazie agli investimenti di 6.230 imprese trevigiane. Si tratta di risorse dirottate verso tecnologie ecosostenibili per ridurre l'impatto ambientale, risparmiare energia, contenere le emissioni di CO2 e favorire il riutilizzo dei materiali di scarto. Un percorso virtuoso che ha portato la provincia di Treviso al quindicesimo posto in Italia tra i territori che più hanno investito nella green economy.

Concludendo, per sperare di conservare ancora il nostro pianeta per le generazioni future, penso sia importante, riprendendo il "Manifesto di Brescia" ed estendendo la riflessione sull'agricoltura ecologica ai nostri stili di vita, ricercare una "rigenerazione sul piano culturale, ecologico ed economico, rimettendo al centro dell'operare umano il valore del saper fare e della manualità, il valore del lavoro e del suo senso, il valore delle cose e delle relazioni, il valore del tempo, dei tempi d'attesa, del silenzio e dell'otium come opportunità di conoscenza, come capacità di godere della vita senza consumarla".

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