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Legge di stabilità e fondo sanitario: come siamo messi?

    Legge di stabilità e fondo sanitario: come siamo messi?

    Si profilano all’orizzonte altri tagli al sistema sanitario nazionale: con la nuova legge di stabilità pare che il fondo sanitario del 2016 scenda a 111 miliardi nonostante le proteste delle regioni. Un provvedimento che la nostra Fap Acli di Treviso ritiene grave e pericoloso, dal momento che è evidente come le esigenze di bilancio continuino a prevalere sulla salute dei cittadini e sull'esistenza stessa del servizio sanitario nazionale. Il diritto alla salute e alle cure va garantito, in primo luogo senza prevedere nuovi aumenti di tasse e ticket sanitari, per evitare che sempre più pazienti si vedano costretti a rinunciare alle cure.

    Ma non preoccupa solo questo: il possibile incremento delle spese a carico dei cittadini. A far riflettere è anche la scelta, fatta in giugno di inserire “l’appropriatezza della prescrizione diagnostica” per indurre i medici a non richiedere esami considerati “inutili”e “non necessari” scongiurando così la possibilità di ricorsi. Ma l’inappropriatezza, commenta la Fap Acli, non si “contrasta per decreto”; serve piuttosto formazione continua per i medici e tutto il personale sanitario, incentivando percorsi e possibilità di aggiornamento.

    Tutto ciò accade proprio nel momento in cui i dati ci dicono che aumenta la popolazione che non riesce ad accedere alle prestazioni per motivi economici e liste d'attesa.

    Dal 2008 al 2014 c’è stato un aumento del 26% dei ticket sanitari, come rileva l’ultimo rapporto Agenas sui conti delle regioni. Insieme al taglio di 4 miliardi di euro al fondo sanitario nazionale previsto per il 2016, si delinea una situazione per la nostra sanità pubblica e la salute dei cittadini tutta da tenere sotto controllo con attenzione. Tra i rischi infatti c’è anche quello di annullare il valore aggiunto che potrebbe venire dall’aggiornamento dei Lea.

    Infine, preoccupa questo processo di trasformazione della figura del medico che da professionista che agisce in scienza e coscienza tende a diventare sempre più un amministrativo. Ne perde soprattutto il rapporto umano con il paziente, quella relazione funzionale a curare il male del corpo approcciando la persona nella sua interezza.

     

    Franco Bernardi

    Segretario provinciale FAP ACLI

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